sabato 25 aprile 2009

La favola del legislatore tradito

Giulia Galeotti, su E' Vita (Avvenire) del 23 scorso commenta la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40 e, in particolare, il riferimento alla "salute della donna"; giustamente la collega alla disciplina dell'aborto, ma non può (o non vuole) evitare di parlare bene della legge 194. Vediamo due passaggi:

"Se la legge 194 è indubbiamente una delle normative meno devastanti oggi in vigore in tema di interruzione volontaria di gravidanza ...": vallo a spiegare ai milioni di bambini uccisi ...
Notate l'avverbio indubbiamente che, in realtà, nasconde la mancanza di argomenti; e infatti la Galeotti ne trova solo uno: "pensiamo alla possibilità di ripensamento: se il medico non riscontra l'urgenza, rilascia alla gestante un documento in cui la invita a soprassedere per sette giorni alla decisione di abortire"; viene da dire: accidenti! questo sì che è un limite efficace alla possibilità di aborto; in altre parole: l'aborto è assolutamente libero, ma per eseguirlo occorre attendere sette giorni; nient'altro.

Poco dopo la Galeotti sostiene che "contrariamente alle intenzioni del legislatore, l'aborto è libero non solo nei primi tre mesi, ma anche dopo ... Attraverso la meccanica routine della certificazione dei motivi di salute della donna, tutto è ormai possibile - e, soprattutto, tutto è ormai è lecito".
Quindi: la Galeotti descrive esattamente che l'aborto è sempre libero, sia nei primi tre mesi di gravidanza che in quelli successivi; sostiene, però, che il legislatore era in buona fede, non voleva giungere a questi risultati, perché (scrive all'inizio del suo articolo) "La legge 194 ... si basa sul delicato bilanciamento tra interesse della donna e interesse del concepito".
Forse l'Autrice non ricorda che la legge suggerisce esplicitamente che le "rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro" possano "determinare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna"; forse non ricorda che i primi aborti legalizzati (quelli dopo Seveso) lo furono proprio per la paura di un figlio malformato per colpa della diossina ...

La Galeotti non si rende conto che rendere lecita l'uccisione di un bambino nei primi tre mesi di gravidanza rende assurdo e inefficace ogni limite alla volontà di ucciderlo nei mesi successivi: del resto, è una "non persona" ...

Ci siamo stancati del politicamente corretto! Di chi dice a se stesso: "non posso parlare troppo male della legge 194, perché altrimenti la legge 40 ..."

E già: perché se rendi lecita la produzione dell'uomo, la morte programmata di centinaia di migliaia di embrioni, ti stupisci poi se qualcuno (la Corte Costituzionale) trova irragionevole il limite massimo di tre embrioni? Se ne posso far morire 10, perché non 100?

Giacomo Rocchi

1 commento:

  1. Caro Giacomo, ma la Galeotti è una giornalista di Avvenire? Leggendo il suo libro "Storia dell'aborto", nonostante volesse essere super partes, mi sembrava scritto da un'abortista....

    Furbizio
    (pardon ma non riesco a cambiare il mio nick)

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