martedì 28 aprile 2009

Come è difficile essere pro-life



Pochi post fa abbiamo visto cosa ha fatto il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America, "Presidente dell'aborto" nelle sue prime sette settimane.

Su Avvenire di oggi leggiamo, però: "Bene il piano antiaborti in USA": il cardinale Justin Rigali ha elogiato il "Pregnant Women Support Act" presentato alla Camera dei Rappresentanti da un deputato democratico. "Si tratta di una legge che tende una mano alle donne nel momento in cui sono più vulnerabili, e maggiormente impegnate nel prendere una decisione sulla vita o la morte dei loro bambini non nati ... La legge offre un vero e proprio terreno comune con un approccio che può essere condiviso da tutti, a prescindere dalle loro posizioni su altri argomenti".

Un terreno comune: lo abbiamo già visto in Italia; aiutare le donne che vogliono abortire in modo da renderle davvero libere di uccidere o meno il loro bambino. Il Cardinale Rigali, infatti, osserva: "Una donna non dovrebbe mai abortire perché sente di non avere altra scelta, o perché le alternative non erano disponibili o non le erano state comunicate. Un aborto praticato in queste condizioni di difficoltà economica e sociale non può essere considerato da nessuno come libertà di scelta".

Esiste davvero un terreno comune tra pro-life e sostenitori dell'aborto totalmente libero?
Davvero aiutare economicamente le donne incinte lasciandole ugualmente libere di decidere per la morte del loro bambino permetterà di ridurre il numero degli aborti?

Il Cardinal Rigali sembra crederlo e sostiene che "più di un milione di aborti all'anno in questo Paese sono una tragedia ... dovremmo almeno fare dei passi per ridurne il numero".
Tra questi passi non vi è più il divieto di aborto; il cardinale si muove interamente all'interno della logica dell'autodeterminazione: la battaglia è persa, meglio concentrarsi (informa Avvenire) sulla questione dell'utilizzo degli embrioni per la produzione di cellule staminali; ma ancora una volta senza chiedere che la fecondazione in vitro sia vietata.

Per chi - anche in buona fede - rinuncia a dire tutta la verità sulla vita e sulla morte ed evita di "disturbare il manovratore" (magari utilizzando i fondi che lo Stato metterà a disposizione) l'orizzonte è segnato: IRRILEVANZA.
Giacomo Rocchi

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