
Il tragico episodio del San Filippo Neri, con la morte di decine di embrioni congelati, ha suscitato molte reazioni. Ci interessano quelle che suggeriscono che quegli embrioni erano stati congelati per colpa della sentenza della Corte Costituzionale del 2009 che aveva eliminato il limite massimo di embrioni producibili (tre per ogni ciclo).
Si sostiene, da parte autorevole, che "il terribile incidente del centro di fecondazione artificiale del San Filippo Neri di Roma non sarebbe accaduto o comunque avrebbe avuto conseguenze meno disastrose se la legge 40 non fosse stata parzialmente demolita dalla Corte Costituzionale" e si aggiunge che "la legge 40, nella sua stesura originale, vietava il congelamento degli embrioni e voleva che ogni figlio, sia pure generato artificialmente, venisse ricondotto al suo ambiente naturale: il seno materno" (Avvenire, 5/4/2012, pag. 21); altri, altrettanto autorevoli, sinteticamente osservano che "A seguito della sentenza della Corte Costituzionale del 2009, le proporzioni del fenomeno crioconservazione hanno assunto dimensioni prevedibili ma finora non immediatamente tangibili. La legge 40 - legge non cattolica - ha avuto il merito di porre un argine alle derive della fecondazione artificiale senza limiti" (Avvenire, 5/4/2012, pag. 21).
La giornalista di Avvenire, Ilaria Nava (Avvenire, 5/4/2012, pag. 20: Legge 40, tutele da non toccare) sembra seguire lo stesso filo logico: "La legge 40 punta ad evitare che si creino embrioni destinati ai frigoriferi e mira a scongiurare a priori la creazione di embrioni in eccesso rispetto a quelli che verranno poi impiantati. Un problema, quello degli abbandoni, molto sentito prima dell'approvazione della legge, quando, di fatto, in Italia vigeva una sorta di "liberi tutti" della provetta. Limiti che la nuova disciplina puntava a definire con chiarezza ma che in parte sono stati resi più labili dall'intervento della Corte Costituzionale del 2009". Solo nella seconda parte dell'articolo emerge un dato, sia pure di sfuggita. Si riferisce, infatti, che "l'articolo 14 vieta la crioconservazione e la soppressione degli embrioni. Il secondo comma è stato parzialmente abrogato dalla Corte Costituzionale ..."; si aggiunge che tutti gli embrioni morti "erano tutti recenti, successivi alla sentenza della Corte Costituzionale", sottolineando che, "in meno di tre anni si sono creati almeno un centinaio di embrioni nel solo centro del San Filippo Neri".
Insomma: è tutta colpa della Corte Costituzionale? La giornalista, correttamente, ricorda al termine dell'articolo: "La legge è chiara nello stabilire che, per crioconservare, è necessaria una grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione".
La Nava non lo dice esplicitamente, ma sì: La legge 40 consente il congelamento degli embrioni! Il congelamento era previsto e permesso fin nella stesura originale della legge.
Il congelamento degli embrioni veniva regolarmente praticato: la Relazione ministeriale sull'attuazione della legge 40 riferiva che nel 2008 - quindi prima che la Corte Costituzionale si pronunciasse - si era proceduto al congelamento di tutti gli embrioni in 257 casi per un totale di 763 embrioni formati e crioconservati (tabelle 3.37 e 3.49). Se la Corte Costituzionale non fosse intervenuta, in dieci anni gli embrioni prodotti e congelati dopo la entrata in vigore della legge 40 sarebbero stati 7.000 (ipotizzando una media di 700 all'anno).
Si potrebbe osservare: "ma il congelamento era ammesso solo in casi eccezionali!". Verrebbe da rispondere: "Andate a dirlo a quei 763 embrioni che nel 2008 sono stati congelati: chissà se saranno sollevati di sapere di essere un "caso eccezionale" ...
Riflettiamo, piuttosto, sulla gravità di quella "eccezione": cosa penseremmo di una legge che stabilisse: "La tortura è vietata. In casi eccezionali (ad esempio, scoprire i colpevoli di atroci delitti) la tortura è consentita, ma con l'obbligo di cessare immediatamente le operazioni di tortura una volta ottenuto il risultato"?
Il congelamento è peggio della tortura! E' una pratica che dimostra la considerazione che si ha degli embrioni: "cose", non persone; "prodotti".
E allora diciamolo chiaramente: consentire la produzione dell'uomo in provetta significa rendere deboli e superabili tutti i limiti che un legislatore di buona volontà possa immaginare; e consentire il congelamento di quei "prodotti" in casi eccezionali porta, inevitabilmente, a consentirlo sempre, tutte le volte che gli adulti lo riterranno utile.
Giacomo Rocchi