Due notizie tragiche, quasi contemporanee, riferiscono della morte di due donne e dei loro bambini.
A Milano, una donna di 37 anni è morta a seguito di un intervento abortivo che - riferisce l'articolo del Giorno - era "un’operazione chirurgica già pianificata e preceduta da visite e controlli. L’unico cambiamento intercorso era quello della data dell’intervento che era stato semplicemente anticipato ma era programmato da tempo".
A Bologna, una donna è morta dopo un'amniocentesi svolta alla 21a settimana di gravidanza. Ovviamente - alla luce delle notizie degli organi di stampa - non è certo che l'amniocentesi sia stata eseguita in relazione ad un possibile aborto volontario, eppure il sospetto è legittimo: il marito, al Resto del Carlino, afferma che "Mirela stava bene, la gravidanza era stata regolare. Poi avevamo fatto l’ecografia ed erano emerse malformazioni ai reni del feto. I medici hanno detto che bisognava fare l’amniocentesi, che era necessaria, anche se c’era un rischio minimo di complicazioni. L’abbiamo fatta mercoledì, le hanno dato gli antibiotici, e siamo tornati a casa in attesa degli esiti"; l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna riferisce che " Un'ecografia morfologica aveva rilevato malformazioni fetali significative: nella giornata di mercoledì era stata eseguita un'amniocentesi per completare la consulenza genetica".
A cosa serviva una consulenza genetica sul feto? Era urgente perché si stava avvicinando il termine oltre il quale non sarebbe stato più possibile eseguire l'aborto dopo avere accertato "rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro"?
La legge 194 permette l'aborto quando la prosecuzione della gravidanza comporterebbe un serio (o grave) pericolo per la salute della donna: ma in nessun passo della legge troverete l'obbligo per i medici e per gli operatori del consultorio di rappresentare alla donna che intende abortire il rischio per la sua salute fisica o psichica o anche per la sua vita.
Già: perché che la gravidanza e la maternità possano essere un pericolo per la salute della donna la legge lo dà per scontato e, in definitiva, lascia la valutazione alla donna; che, invece, l'aborto - operazione cruenta e innaturale - possa integrare quel pericolo (anche se svolto in ospedali di eccellenza ...) nessuno lo dice ...
Aspettiamo gli esiti delle indagini; aspettiamo, però, anche la Relazione del Ministro della Salute del prossimo anno: quando riferirà delle complicanze, terrà conto anche di questi due casi?
Giacomo Rocchi
A Milano, una donna di 37 anni è morta a seguito di un intervento abortivo che - riferisce l'articolo del Giorno - era "un’operazione chirurgica già pianificata e preceduta da visite e controlli. L’unico cambiamento intercorso era quello della data dell’intervento che era stato semplicemente anticipato ma era programmato da tempo".
A Bologna, una donna è morta dopo un'amniocentesi svolta alla 21a settimana di gravidanza. Ovviamente - alla luce delle notizie degli organi di stampa - non è certo che l'amniocentesi sia stata eseguita in relazione ad un possibile aborto volontario, eppure il sospetto è legittimo: il marito, al Resto del Carlino, afferma che "Mirela stava bene, la gravidanza era stata regolare. Poi avevamo fatto l’ecografia ed erano emerse malformazioni ai reni del feto. I medici hanno detto che bisognava fare l’amniocentesi, che era necessaria, anche se c’era un rischio minimo di complicazioni. L’abbiamo fatta mercoledì, le hanno dato gli antibiotici, e siamo tornati a casa in attesa degli esiti"; l'Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna riferisce che " Un'ecografia morfologica aveva rilevato malformazioni fetali significative: nella giornata di mercoledì era stata eseguita un'amniocentesi per completare la consulenza genetica".
A cosa serviva una consulenza genetica sul feto? Era urgente perché si stava avvicinando il termine oltre il quale non sarebbe stato più possibile eseguire l'aborto dopo avere accertato "rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro"?
La legge 194 permette l'aborto quando la prosecuzione della gravidanza comporterebbe un serio (o grave) pericolo per la salute della donna: ma in nessun passo della legge troverete l'obbligo per i medici e per gli operatori del consultorio di rappresentare alla donna che intende abortire il rischio per la sua salute fisica o psichica o anche per la sua vita.
Già: perché che la gravidanza e la maternità possano essere un pericolo per la salute della donna la legge lo dà per scontato e, in definitiva, lascia la valutazione alla donna; che, invece, l'aborto - operazione cruenta e innaturale - possa integrare quel pericolo (anche se svolto in ospedali di eccellenza ...) nessuno lo dice ...
Aspettiamo gli esiti delle indagini; aspettiamo, però, anche la Relazione del Ministro della Salute del prossimo anno: quando riferirà delle complicanze, terrà conto anche di questi due casi?
Giacomo Rocchi
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