La Costituzione della Repubblica Dominicana statuisce, a seguito di una riforma approvata nel 2009, che "il diritto alla vita è inviolabile dal momento del concepimento fino alla morte naturale"; vieta, quindi, l'aborto ed abolisce la pena di morte.
Una proclamazione evidentemente intollerabile per il mondo occidentale "evoluto", quello per cui l'aborto volontario libero, gratuito e assistito dovrebbe tutelare il diritto alla salute della donna, la sua "salute riproduttiva" e per il quale il concepito non ha nessun diritto, semplicemente "non è".
I tentativi di scardinare questa Costituzione (che, orrore! proclama anche che il matrimonio si fonda sull'unione tra un uomo e una donna ... quale scandalo!) sono quindi assolutamente prevedibili. Come le potenti società abortiste hanno sempre fatto, bisogna creare il "caso", quanto più pietoso possibile, per far vedere la malvagità di quanto i costituenti prolife hanno stabilito.
Cosa c'è di meglio, allora, di una ragazzina di sedici anni incinta e affetta da leucemia? E quale conclusione più eloquente della sua triste vicenda è quella che circola in internet (noi l'abbiamo trovata su Giornalettismo): "La ragazzina che non poteva abortire è morta. 21/08/2012 - Finisce in tragedia la storia di Esperanza, malata di leucemia e "condannata" dalle leggi della Repubblica Dominicana". "Leggo" scrive, lo stesso giorno: "La legge della Repubblica Dominicana l'ha fatta morire, perché Rosa Hernandez non ha potuto curarsi come avrebbe dovuto, essendo l'aborto tassativamente vietato". TGCOM 24, sempre il 21 agosto, riferisce: "È morta così Esperanza, la ragazza domenicana di 16 anni incinta e malata di leucemia: i medici hanno deciso di non sottoporla al ciclo di chemioterapia che probabilmente la avrebbe salvata dal tumore causando però la morte del bimbo che aveva in grembo".
Ecco qui: i cattivi legislatori reazionari e cattolici, che preferiscono tutelare la vita degli embrioni e si dimenticano di quella delle povere ragazze.
La fonte delle notizie (almeno quella che abbiamo trovato in rete) è la CNN (la notizia è rimbalzata su numerose agenzie statunitensi), ma dagli stessi servizi dell'emittente (del 25 e 26 luglio e del 17 agosto) e da altre notizie pubblicate solo nella Repubblica Dominicana si scopre che la vicenda è ben diversa.
Il 25 luglio scorso la CNN riferiva che "al Semma Hospital di Santo Domingo una ragazza di 16 anni sta morendo di leucemia acuta. I medici affermano che la ragazza necessita di un trattamento chemioterapico aggressivo. Ma c'è un problema: l'adolescente è alla nona settimana di gravidanza e il trattamento molto probabilmente porterebbe all'interruzione della gravidanza, una violazione della legge dominicana antiabortista". Come si può vedere, l'esecuzione di un aborto volontario non è mai stata presa in considerazione dai medici che, piuttosto, erano consapevoli dell'effetto che la chemioterapia intensiva avrebbe potuto avere sul feto (in effetti, la povera ragazza ebbe un aborto spontaneo poche ore prima di morire). Eppure il servizio insisteva sull'impossibilità di effettuare l'aborto: la madre si lamentava che i medici non eseguissero l'aborto e (ovviamente?) gli oppositori rimettevano in discussione la normativa. Tale Victor Terrero sosteneva che "gli aborti clandestini stanno mettendo le vite di molte donne a rischio" e aggiungeva che la Costituzione avrebbe dovuto essere subito modificata. Cosa c'entri l'aborto clandestino in questo caso lo sa solo lui.
Quello che sorprende è il modo del tutto generico con cui viene presentato il presunto ritardo nelle cure e la facilità con cui si giunge alla conclusione: ritardo delle cure - morte della ragazza.
Ma, dal servizio del 26 luglio, si scopre che la chemioterapia era già iniziata la sera del 24 luglio (nonostante il TGCOM 24 sostenga che il trattamento non sia stato effettuato): quindi il primo servizio della CNN era intervenuto a sollevare polemiche quando il problema era già stato affrontato e risolto.
Nel terzo servizio del 17 agosto (quello che riferisce della morte della giovane), si sostiene che il trattamento di chemioterapia era iniziato "circa" 20 giorni dopo il ricovero in ospedale; ma senza tenere conto che, come dichiarato dal Dr. Amarilis Herrera, presidente of the Dominican Medical College, già il 18 luglio vi era stato un incontro all'ospedale con i sanitari per valutare il caso e lavorare insieme per trovare una soluzione e che campioni di midollo osseo erano stati inviati negli Stati Uniti al fine di individuare il migliore trattamento terapeutico.
Insomma: nessun ritardo accertato e, soprattutto, la assoluta mancanza di prove che tale presunto ritardo abbia comportato la morte della giovane. Per di più, il collegamento tra la disposizione costituzionale e tale (presunto) ritardo è del tutto teorico. L'autore della riforma costituzionale, Pelegrin Castillo, l'aveva fin da subito osservato: "E' un dibattito artificioso; abbiamo detto chiaramente che in questo caso i medici sono autorizzati dalla Costituzione a sottoporre a trattamento il paziente: essi hanno il compito di proteggere entrambe le vite"; così come, fin dal 24 luglio, il responsabile della Pastorale Giovanile della diocesi aveva diffuso un comunicato in cui chiariva che dal punto di vista morale sussiste "il principio del doppio effetto", che è "un'azione per ottenere un bene, ma che può portare a qualcosa di negativo. In questo caso il bene è curare la salute della madre adolescente, mentre il male possibile potrebbe essere la morte del feto. La cosa importante è cercare di salvare la vita di entrambi, naturalmente prestando attenzione prima a colei che è malata, la donna incinta (...). Nel caso che, assistendo la madre e usando la dovuta cura e diligenza per salvare la vita del bambino, quest'ultimo muoia, non sarà stata posta in essere nessuna azione punibile, né moralmente, né legalmente"
Questa diligenza nel curare entrambe le creature era stata posta in essere dai medici, fin dall'invio dei campioni negli Stati Uniti. L'ospedale aggiornava pubblicamente le notizie sulla condizioni di salute, (con comunicati del tutto ignorati dalla CNN e dalle altre agenzie americane): il 28/7/2012 riferiva che il quadro appariva stabile, ma che era stata necessaria una trasfusione di sangue; il 2/8/2012 un ematologo riferiva che la giovane aveva reagito con successo a trattamenti ancora più forti; i medici esprimevano un certo ottimismo, anche se non escludevano che il bambino potesse subire delle malformazioni in conseguenza della chemioterapia; il 7/8/2012, invece, la situazione iniziava a precipitare: si riferiva che nell'ultima settimana piastrine e globuli bianchi erano scesi e si invitavano le persone a recarsi con urgenza alla clinica per donare sangue. La paziente veniva tenuta in una stanza speciale per proteggerla da ogni tipo di contaminazione.
Come si è detto, purtroppo la ragazza moriva la mattina del 17 agosto: il suo corpo non aveva reagito alla chemioterapia e vi era stata anche una crisi di rigetto durante una trasfusione; la situazione era precipitata fino a quando era sopraggiunto un arresto cardiaco. La CNN riprendeva, allora, la notizia, nuovamente enfatizzando il presunto ritardo nel procedere alle cure e concludendo l'articolo con il richiamo alla norma della Costituzione "incriminata".
Insomma: un caso creato ad arte, perché nessuno aveva mai vietato ai medici di agire con la chemioterapia, né la norma costituzionale imponeva affatto che la ragazza venisse lasciata morire senza cure solo perché era incinta.
Rispettiamo, invece, la verità dei fatti e piangiamo - noi, davvero, senza lacrime di coccodrillo - due giovani vite che la medicina non è riuscita a salvare!
Giacomo Rocchi
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