domenica 23 novembre 2014

Gli "eccessi" di Avvenire e le "ferite" della fecondazione eterologa

Lo smarrimento del mondo cattolico italiano dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa è evidente.

Un chiaro segnale viene dall'articolo di Guido Mocellin su Avvenire del 19 novembre secondo cui la "falsa compassione" di cui aveva parlato Papa Francesco nel discorso ai Medici Cattolici sarebbe stata riferita "ad aborto, eutanasia ed eccessi della fecondazione artificiale".
 "Eccessi"? Rileggendo il discorso, questa parola non si trova. 
Il Papa aveva detto: 
"Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre".
Ora: quando si "produce" un figlio e lo si considera un "diritto"? Con la fecondazione artificiale, di qualunque tipo. Come sappiamo, infatti, la legge 40 – che permetteva solo alcune pratiche di fecondazione artificiale – usa l'espressione "produzione di embrioni"; che poi il ricorso alla fecondazione artificiale – e quindi alla "produzione" dei bambini – sia un "diritto" degli adulti lo dice sempre la legge 40: "la presente legge assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti" …
Quali sarebbero gli "eccessi" cui implicitamente Papa Francesco avrebbe fatto cenno? Forse la fecondazione eterologa? Il Papa non ha fatto nessuna distinzione. Secondo Mocellin il Papa avrebbe condannato solo la sperimentazione sugli embrioni, cui ha fatto esplicito cenno? Pare proprio di no, visto che, al contrario, l'accento è stato posto sulla contrapposizione "produrre – accettare il dono": del resto, la sperimentazione sugli embrioni non trasferiti è diretta conseguenza dell'averli prodotti e, quindi, resi "cose", senza alcun valore o dignità.

Il riferimento agli "eccessi" della fecondazione artificiale, quindi, è incomprensibile: o meglio, si comprende solo sulla base del riflesso condizionato conseguente all'approvazione, su spinta del mondo cattolico ufficiale, di una legge che autorizzava espressamente – anzi: riconosceva come "diritto" – la pratica di produzione degli essere umani …

L'articolo di Franco Olearo apparso sul numero di ottobre di Studi Cattolici ("Le ferite della fecondazione eterologa") dimostra ancor di più lo smarrimento di cui si è detto. 
L'autore sostiene, con riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale, che "vicende come questa mostrano con dolorosa evidenza l’esistenza di vuoti legislativi in difesa dei più deboli": è proprio vero, manca una legge che vieti esplicitamente la fecondazione artificiale extracorporea, la cui applicazione determina la morte di almeno nove embrioni prodotti su dieci... Ma a Olearo non paiono interessare gli embrioni morti (davvero troppo deboli anche per lui?), ma solo quei pochissimi embrioni che – al contrario dei loro fratelli – ce la fanno a nascere …

Vediamo le quattro "ferite nel tessuto sociale" che, secondo Olearo, la sentenza della Corte Costituzionale provocherà:
1. Viola i diritti del nascituro. Forse l'A. dovrebbe precisare: "viola i diritti di quell'embrione che, per sua fortuna e al contrario della stragrande maggioranza degli altri, riesce a nascere …". Sì perché, poco dopo, Olearo rimarca che "un concepito che si trova nel grembo materno non è un semplice ammasso di tessuti; è già un essere umano completo di tutte quelle caratteristiche, doti, inclinazioni che gli sono state trasmesse dai suoi genitori biologici": a dire la verità, l'embrione è un "essere umano completo" già prima di essere trasferito nel grembo materno e comunque già prima di avere attecchito nel corpo della donna (la maggior parte degli embrioni prodotti in vitro muore per mancato attecchimento). 
Non è che i "diritti del nascituro" sono stati violati con il solo fatto della loro produzione-artificiale-per-la-morte?
2. Crea squilibrio all'interno della coppia. Avete presente come funziona la fecondazione in vitro, con uomo e donna trasformati in "produttori di gameti" e la donna anche in "contenitrice"? Secondo voi l'iter che si segue non crea "squilibrio" all'interno della coppia? Ma Olearo si riferisce alla possibilità di adozione: "Nel caso di coppie sterili, il gesto più bello e generoso che esse possano fare è quello di allevare un orfano". Già: ma non vale per tutte le coppie sterili? Allora ha ragione la Corte Costituzionale a sottolineare che il legislatore aveva deciso di trattare più duramente proprio le coppie più sfortunate, cioè quelle assolutamente sterili! Solo quelle dovrebbero (per usare le parole di Papa Francesco) accogliere il figlio come un dono mediante l'adozione? 
Il fatto che le altre lo producano e lo considerino un diritto non turba Olearo?
3. Viola una volontà popolare chiaramente espressa. "Chiaramente espressa"? Coloro che non hanno votato hanno "espresso" una volontà? Pensate che Olearo sostiene l'opportunità che "la volontà espressa da un voto popolare, soprattutto quando raggiunge questi livelli di consenso, diventi vincolante anche nei confronti della Magistratura". L'Autore confonde una strategia vincente come fu quella dell'astensione al referendum con la natura giuridica di quel successo (che, comunque, non sarebbe stata vincolante per la Corte Costituzionale) …
4. Determina un cambiamento di atteggiamento: dalla procreazione all’acquisto. Il vero problema, caro Olearo, è che è la fecondazione artificiale in sé che "determina un cambiamento di atteggiamento": dalla "accoglienza del figlio come dono" al "diritto" della sua "produzione" (se del caso, pagando quanto serve) …

Olearo conclude polemicamente: "oggi, in assenza di leggi che definiscano i diritti dei nascituri, un cane randagio ha maggiori tutele di un essere umano"; vuole sostenere che è stata la sentenza sull'eterologa a determinare questa situazione? E che la legge 40 – o "Uno di Noi", che promuoveva nel 2013 – difendevano davvero il diritto alla vita e all’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento?

Giacomo Rocchi

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