sabato 21 dicembre 2013

Lo schiaffo di Costanza Miriano

“La legge che consente l’aborto va eliminata. Adesso ci sono i mezzi per decidere prima e se una donna non vuole più il figlio può abbandonarlo dopo la nascita, ci sono famiglie in fila per l’adozione. E’ possibile abbandonarlo in ospedale senza riconoscerlo”. “Una donna incinta deve essere costretta a partorire” “Dobbiamo essere tutti costretti ad aiutarla ad accogliere il figlio. Va eliminata la possibilità di abortire. Il bambino è un essere umano da subito"
Costanza Miriano,
autrice di due bellissimi libri – "Sposati e sii sottomessa" e "Sposala e muori per lei" - e che gestisce un blog imperdibile, pieno di spunti e riflessioni – ha deciso di affrontare una prova durissima: quella di essere intervistata da Giuseppe Cruciani nel programma La Zanzara su Radio 24. Lo spunto per l'intervista erano le polemiche sorte in Spagna per la pubblicazione del primo dei suoi libri; ma il conduttore – che, come è noto, segue percorsi ed obbiettivi suoi, come è legittimo – ha indotto la giornalista del TG3 a rispondere anche su temi come l'aborto.
Le parole di Costanza Miriano che abbiamo riportato sopra sono uno schiaffo al "politicamente corretto" così diffuso nel mondo cattolico prolife, secondo cui "bisogna applicare interamente la legge 194", soprattutto nelle sue "parti buone", e per il quale non è mai il momento per tentare di abrogarla o di limitare i casi in cui l'aborto – l'uccisione di un essere umano innocente – è autorizzato; sì, perché, secondo la vulgata corrente in quel mondo, la legge 194 "non riconosce l'aborto come diritto" e appresta gli strumenti per evitarlo.

Ci si ritrae, quindi, di fronte alla battaglia contro la legge 194, gettandosi a capofitto sull'aiuto delle donne incinte in difficoltà, che devono essere accolte, comprese, sostenute nella loro "scelta" … non certo obbligate!
Che questo non basti per salvare tutti i bambini che rischiano di essere uccisi (lo sforzo ingente ed ammirevoli dei Centri di Aiuto alla Vita ha permesso, nel 2012, la nascita di circa 10.000 bambini, contro 110.000 uccisi da aborti legali, almeno 40.000 da aborti clandestini, decine di migliaia di embrioni uccisi con le pillole dei giorni dopo e altre decine di migliaia con le tecniche di fecondazione in vitro. I C.A.V., dall'anno della fondazione del primo di essi, quello di Firenze (1975) hanno fatto nascere 150.000 bambini, contro sei milioni di bambini uccisi da aborti legali svolti dal 1978 ad aggi, oltre a quelli clandestini ecc.) evidentemente non induce ad ulteriori riflessioni: no, la legge 194 non si tocca e non si deve toccare!
Lo schiaffo, si diceva: sì, perché affrontando il tema dall'origine, dalla verità dell'aborto ("il bambino è un essere umano da subito"), la Miriano non può che giungere a ritenere necessaria l'eliminazione di una legge che consente l'uccisione di quegli esseri umani ("La legge che consente l'aborto va eliminata"). Non solo: eliminare la legge che consente l'aborto comporta "costringere una donna incinta a partorire"; ma, naturalmente, comporta anche "costringere tutti ad aiutarla ad accogliere il figlio".
"Costringere" significa minacciare sanzioni (non necessariamente il carcere) alla donna che abortisce e gravi sanzioni a coloro che eseguono l'aborto e a coloro che abbandonano la donna incinta in difficoltà, o ancora di più, la spingono a quell'atto.

Impossibile? Assolutamente improponibile? Imbarazzante?
Un fatto è certo: la battaglia per salvare la vita dei bambini si combatte in tutto il mondo (tranne in Italia?) sulle leggi: si cerca di modificarle e cambiarle (Spagna, Texas), si tenta di rafforzare la tutela prenatale con l'inserimento in Costituzione (Ungheria, Irlanda); con gli strumenti giuridici più vari si cerca di far chiudere quante più cliniche che eseguono gli aborti (U.S.A.), anche denunciando i medici, fino a scoprire che alcuni di loro erano dei sadici assassini (Gossnell); si afferma la necessità di tutela dell'embrione anche a livello sopranazionale (Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, 2010); d'altro canto, anche i nemici della vita combattono sulle leggi e nelle Corti: obbligando, per esempio, l'Irlanda a approvare una legge che permetta l'aborto in caso di pericolo di vita. 
Si potrebbe continuare: la battaglia sulla legge 194 – su questa legge ingiusta, che ha permesso l'uccisione cruenta di quasi sei milioni di bambini! – è tutto tranne che secondaria.

Qualche giorno prima dell'intervista della Miriano a La Zanzara avevo letto la bella omelia del Vescovo di Brescia per la festa dell'Immacolata Concezione. 
Mons. Munari osservava: "Mi sembra che tutti – quali che siano le loro preferenze politiche o le loro convinzioni – debbano desiderare sinceramente che i matrimoni durino, che non ci siano aborti, che le persone s'impegnino in una relazione di amore stabile: un matrimonio che dura è un valore maggiore che un legame matrimoniale spezzato; un bambino nato è un valore più grande che un bambino non nato; un impegno di amore per sempre è un valore più grande di un amore incerto, sballottato dagli alti e bassi della vita affettiva. D'altra parte, quando si sono introdotte le leggi sul divorzio e sull'aborto, le si presentavano come scelte necessarie per sanare situazioni di disagio, non come ideali da proporre e da perseguire. È chiaro che un matrimonio stabile immette nella società una preziosa dose di fiducia, di sicurezza, di progettazione e speranza verso il futuro; che garantisce ai figli una crescita più serena, meno tormentata e conflittuale. I figli vedono il mondo attraverso il filtro dei loro genitori: il grande mondo apparirà ai loro occhi amabile e credibile, se il mondo immediato della famiglia apparirà amabile e credibile. È altrettanto chiaro che un aborto è sempre una sconfitta della donna, che pesa inevitabilmente sul suo vissuto e sulla sua gioia di vivere; e che è sempre una sconfitta della società. Dietro a una scelta di aborto c'è un giudizio, almeno implicito, del tipo: non è bene che mio figlio nasca in queste condizioni. Ma questo vuol dire che la società non è ritenuta sufficientemente umana da garantire le condizioni di vita che permetterebbero a una donna di diventare gioiosamente madre."

Il Vescovo si poneva una domanda: "La domanda allora diventa: come è possibile favorire la durata del matrimonio, la nascita dei figli, la progettazione di un futuro familiare, l'offerta ai figli di un ambiente familiare caldo e sicuro, la solidarietà tra le generazioni, la cura personale dei malati e degli anziani e così via? (…) E' possibile favorire l'attenzione al bene di tutti, mettendo anche in conto la possibilità del sacrificio di se stessi? È possibile favorire l'attenzione al bene futuro di altri, anche con la rinuncia a un bene presente nostro?"
La risposta non poteva tralasciare il tema delle leggi ingiuste; ma mons. Munari, in precedenza, aveva già messo le mani avanti: 
"Non m'interessa, in questa sede, la questione delle leggi o di eventuali loro riforme. Desidero, invece, fare un discorso semplicemente umano, riferito al bene delle persone e della società."
La battaglia sulle leggi, quindi, come un aspetto a sé, che viene dopo, che non tocca l'essenza della questione … cosicché la risposta alla domanda che il Vescovo si poneva è debole, balbettante: 
"Ci vorranno anche leggi sagge, ma certo esse non basteranno a garantire i comportamenti virtuosi delle persone; non riusciranno a convincere una persona a rinunciare a una realizzazione personale per il bene della società, forse nemmeno a rinunciare a un bene immediato per la speranza di un bene futuro".
Non voglio certamente contrapporre la Miriano ad un Vescovo: certo è che, con l'agilità del laico slegato dalla correttezza intraecclesiale, la giornalista giunge ad una risposta razionale e convincente. 

Non si tratta solo di approvare "leggi sagge" dal contenuto indefinito; "la legge che consente l'aborto va eliminata".
Grazie, Costanza!

Giacomo Rocchi

domenica 8 dicembre 2013

Democratico?

Davvero interessante ed istruttiva la reazione dell'on. Ivan Scalfarotto – autore della proposta di legge sull'omofobia in discussione al Parlamento italiano – all'esito del referendum costituzionale in Croazia.
Scalfarotto ha presentato un'interrogazione al Ministro degli Affari Esteri: in essa premette che "domenica 1° dicembre si è tenuto in Croazia un referendum sull’emendamento costituzionale che intende limitare l’istituto giuridico del matrimonio alle coppie eterosessuali; (…) alle urne si è recato solo il 37,86% degli elettori. La maggioranza dei votanti, il 65,77%, si è espressa a favore del “sì “al quesito in cui si chiedeva: ”Vuoi definire il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna?”. Contro questa modifica costituzionale si è schierato invece il 33,62% dei votanti".
Come è possibile, si chiede Scalfarotto? Eppure "il 24 giugno 2013 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato il documento n. 11492/13 recante “Gli orientamenti per la promozione e la tutela dell’esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI)”; sia l’Italia sia la Croazia sono membri del Consiglio d’Europa e sottoscrittori della Convenzione europea dei diritti umani. Da ultimo con la raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Consiglio dei Ministri agli stati membri è stata avanzata la richiesta di adottare misure per combattere la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere"!
L'indignazione, evidentemente non basta: l'on. Scalfarotto "chiede al Ministro quali azioni intenda intraprendere per conto dell’Italia o di quali iniziative intenda farsi promotore presso altri Paesi al fine di verificare e garantire che i diritti umani in Croazia siano pienamente tutelati e che il referendum in questione, per quanto formalmente insindacabile da parte dell’Unione Europea, non risulti essere un espediente che nella sostanza mira ad aggirare gli standard democratici, di rispetto e di inclusione di tutti i cittadini – indipendentemente dal loro orientamento sessuale – che devono inderogabilmente caratterizzare tutti gli Stati membri".

Evidentemente, secondo l'on. Scalfarotto, definire il matrimonio come "unione tra un uomo e una donna" significa effettuare "una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere": altrimenti perché richiamerebbe la Raccomandazione del Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa? Chissà cosa avrà pensato dei Giudici della Corte Costituzionale italiana (Sentenza n. 138 del 2010) quando affermarono che "con riferimento all’art. 3 Cost., la normativa del codice civile che contempla esclusivamente il matrimonio tra uomo e donna, non può considerarsi illegittima sul piano costituzionale. Ciò sia perché essa trova fondamento nell'art. 29 Cost., sia perché la normativa non dà luogo ad una irragionevole discriminazione, in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio" …

L'on. Scalfarotto, poi, bleffa: la raccomandazione del Comitato dei Ministri della CEDU adottata il 31/3/2010 affrontava il tema "matrimonio" solo per un aspetto: "Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure appropriate per accertarsi che, una volta avvenuto e accertato il cambiamento di genere e riconosciuto conformemente ai precedenti paragrafi 20 e 21, sia effettivamente garantito il diritto di una persona transgender di sposare una persona di sesso opposto al suo nuovo sesso". Vedete? Anche quei Ministri consideravano il matrimonio come riferito a persone di sesso diverso, tanto da enucleare il diritto del transessuale a sposare una persona di sesso diverso!
Quei Ministri, che pure raccomandavano agli Stati membri "di vigilare affinché siano adottate e applicate in modo efficace misure legislative e di altro tipo miranti a combattere ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere" si guardavano bene dall'indicare il matrimonio tra persone dello stesso sesso come una delle misure da adottare, menzionando, fra l'altro, la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo secondo cui "qualsiasi differenza di trattamento è ritenuta discriminatoria se non poggia su una giustificazione obiettiva e ragionevole, cioè se non persegue uno scopo legittimo e se non sussiste un ragionevole rapporto di proporzionalità tra i mezzi impiegati e lo scopo che si vuole raggiungere".
Anche il Consiglio dell'Unione Europea, nel documento citato da Scalfarotto, parla di tutto, ma non di matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Ma sono interessanti altri due aspetti.
Scalfarotto contrappone la volontà del popolo della Croazia espressa nel referendum costituzionale a due documenti approvati da Ministri senza nome e che in nessun modo possono ritenersi legittimati dalla volontà degli elettori, e nemmeno di quella degli eletti delle Assemblee Parlamentari dei due organismi europei. Senza parere, sottolinea che i votanti sono stati pochi, ma si dimentica di ricordare che, anche in Italia, il referendum costituzionale non richiede un quorum di votanti e la modifica costituzionale è approvata se è approvata dalla maggioranza dei voti validi … (art. 138 comma 2 Costituzione).
L'Europa che ha in mente Scalfarotto è questa: non l'Europa dei popoli, ma quella dei corridoi, dei funzionari zelanti che preparano per i loro amici i documenti ridondanti da sottoporre ai Ministri (avete notato il numero della Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea? 11492! Chiedete ai Ministri se si ricordano di tutti i documenti approvati …)

L'altro aspetto è la curiosa reazione meccanica che è scattata nella mente dell'on. Scalfarotto: "qualcuno pensa che il matrimonio è solo tra uomo e donna? Bisogna punirlo!"
E siccome questo "qualcuno" è, in questo caso, un popolo intero, le sanzioni devono essere quelle internazionali! Quindi il Ministro degli Affari Esteri deve prendere iniziative e intraprendere azioni! E quali, di grazia, on. Scalfarotto? Dichiarerà guerra alla Croazia? Promuoverà un boicottaggio dei prodotti croati? Esprimerà con una nota all'ambasciatore croato il proprio sdegno perché il popolo croato pensa che solo un uomo o una donna possono realizzare un matrimonio?

Si può sorridere … ma il problema è che l'on. Scalfarotto questa punizione di chi la pensa diversamente da lui la vuole realizzare davvero in Italia e le sanzioni che ha in mente sono sanzioni penali …

Un'ultima riflessione: l'on. Scalfarotto è davvero democratico?
Un'ultima domanda ai dirigenti del Partito Democratico: la presenza dell'on. Scalfarotto non inizia a diventare imbarazzante?


Giacomo Rocchi