domenica 26 maggio 2013

La scienza e la coscienza dei farmacisti


Su "Repubblica" di Bologna si riferisce dell'esito di un'indagine conoscitiva sull'attuazione della legge 194 sull'aborto nel territorio interessato. Si parla di obiezione di coscienza come di un "problema": verrebbe da chiedersi per chi: forse per coloro che vogliono nascondere la realtà dell'aborto volontario ...
Ma il discorso sull'obiezione di coscienza, in questo caso, serve ad altro: è l'introduzione ad un attacco diretto e personale nei confronti dei farmacisti obiettori di coscienza alla pillola del giorno dopo. L'attacco viene sferrato da un collega, il Vicepresidente dell'Ordine dei farmacisti di Bologna, il dr. Franco Cantagalli, che afferma: "La Federazione ordini farmacisti italiani, nel 2000 emanò una circolare per dire che l'obiezione di coscienza non esiste, nel 2007 noi a Bologna lo ribadimmo e ricordammo le sanzioni. E' assurdo dire queste cose al pubblico, noi dobbiamo dare il medicinale, l'obiezione di coscienza non esiste"

Fuoco amico ... da parte di chi, nonostante il suo ruolo istituzionale, quando una di queste farmacie venne vergognosamente aggredita e danneggiata, colse l'occasione per ribadire che il farmacista non poteva fare obiezione di coscienza e rischiava sanzioni penali e disciplinari. Le sue dichiarazioni sono reperibili su tanti siti internet che fanno capo agli autori di quella aggressione.

Ma analizziamo un po' le affermazioni di Cantagalli per vedere se chi sostiene di avere il diritto di esercitare l'obiezione di coscienza alla pillola che uccide affermi davvero cose "assurde".
"Noi dobbiamo dare il medicinale": Cantagalli, cioè, collega l'obbligo di consegna del medicinale a carico del farmacista con l'impossibilità di esercitare l'obiezione di coscienza ("l'obiezione di coscienza non esiste"). Questa sì che è una posizione assurda: l'obiezione di coscienza ha un senso solo se esiste un obbligo cui il soggetto, per motivi di coscienza, non può adempiere! Se non c'è obbligo, c'è libertà e, quindi, non si può parlare di obiezione di coscienza.
Ma questo svarione del dr. Cantagalli rivela, in realtà, un atteggiamento molto chiaro: lo Stato ha stabilito una legge, io ho una farmacia che rende assai bene, sono stimato ... chi me lo fa fare di esercitare la mia coscienza ... e i colleghi che lo fanno, che fastidio!
Peccato che il Codice Deontologico imponga al Farmacista di "operare in piena autonomia e coscienza professionale, conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto della vita" ...
"Le sanzioni": il farmacista che ha paura di usare la propria coscienza non ha invece timore di minacciare sanzioni penali e disciplinari per coloro che vi fanno ricorso ...
"Nel 2000 ... nel 2007": il dr. Cantagalli, con le sue convinzioni rocciose, è rimasto fermo: per lui i due documenti del Comitato Nazionale di Bioetica sull'obiezione di coscienza non sono mai esistiti, le mozioni parlamentari mai approvate, la discussione dei progetti di legge mai avvenute, la Risoluzione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa mai approvata, la discussione ampia dentro e fuori la categoria mai tenuta...
Il dr. Cantagalli sembra ignorare quanto dichiarato dal presidente della Federazione dell'Ordine dei farmacisti al CNB: "Il Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, il Dott. Andrea Mandelli, in occasione dell’audizione tenutasi presso il CNB, ha voluto precisare che il farmacista è un operatore sanitario in base alla normativa vigente “e che, se non interviene ovviamente nel processo di diagnosi e indicazione della terapia, ha tuttavia una sua competenza specifica per quanto attiene al farmaco nei confronti del cittadino, prova ne sia che è tenuto al controllo della ricetta”. Il suo compito e la sua responsabilità sono non solo quelli di vendere il farmaco richiesto, ma anche di istruire i pazienti sull’uso appropriato dei farmaci, di indicare le eventuali interazioni con altri medicinali assunti dal paziente, di sciogliere eventuali dubbi sul principio attivo e gli eccipienti, anche rinviando, se del caso, il cliente al medico curante. E in merito ad una possibile “alleanza terapeutica” ha dichiarato: “il farmacista interagisce con il cliente-paziente, anzi è l’operatore sanitario più vicino al paziente ed al servizio della gente”.
Questa dichiarazione veniva fatta per negare che un farmacista possa essere considerato mero "dispensatore di farmaci" e per affermare che egli, al contrario, è un "operatore sanitario", con tutta la dignità umana e professionale che ciò comporta. 
Cantagalli vuole, invece, essere solo dispensatore di farmaci?



E allora, dr. Cantagalli: è davvero "assurdo" che qualche farmacista non dimentichi di aver giurato: "DI ESERCITARE L’ARTE FARMACEUTICA IN LIBERTÀ E INDIPENDENZA DI GIUDIZIO E DI COMPORTAMENTO, IN SCIENZA E COSCIENZA E NEL RIGOROSO RISPETTO DELLE LEGGI, DEI REGOLAMENTI E DELLE NORME DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE; DI DIFENDERE IL VALORE DELLA VITA CON LA TUTELA DELLA SALUTE FISICA E PSICHICA DELLE PERSONE E IL SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA COME FINI ESCLUSIVI DELLA PROFESSIONE, AD ESSI ISPIRANDO OGNI MIO ATTO PROFESSIONALE CON RESPONSABILITÀ E COSTANTE IMPEGNO SCIENTIFICO, CULTURALE E SOCIALE, AFFERMANDO IL PRINCIPIO ETICO DELL’UMANA SOLIDARIETÀ"?

Giacomo Rocchi

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