La Consulta di Bioetica sta per lanciare il 6 giugno prossimo, in un convegno a Firenze, la campagna "Il buon medico non obbietta"; ma come si può vedere dal manifesto di lato, "rispetta la scelta della donna di interrompere la gravidanza".
Il convegno di Firenze avrà due relatori di eccezione: Carlo Flamigni, che in un'intervista ha già manifestato quello che pensa: "Quando la 194 fu approvata, l’obiezione di coscienza era necessaria perché c’erano vecchi ostetrici che, quando avevano deciso di fare quel mestiere, al pensiero di dover interrompere una gravidanza sarebbero morti d’infarto. Invece, da quel momento in poi ci siamo trovati di fronte al “problema” che la IVG fa parte della tutela della salute delle donne: se fossi un medico cattolico che non vuole interrompere le gravidanze, non andrei in un ospedale pubblico di ostetricia dove la prevenzione e la salute della donna sono al centro del mio lavoro. Vado a fare un’altra cosa! Cioè: non metto un musulmano a vendere carne di maiale! Questo andrebbe rivisto della legge, anche perché io stesso ho avuto molti collaboratori che sono venuti a dirmi che volevano fare obiezione, ma non perché fossero religiosi, ma perché: “mi rompo le scatole”, “è una cosa ripetitiva”, “mi danneggia nella carriera, perché se il direttore sanitario cattolico sa che non ho fatto obiezione, la prossima volta che ci sarà da assegnare un posto di aiuto non lo dà a me”. La libertà è un conto, ma quando c’è di mezzo la salute delle donne non ci può essere un criterio acritico per cui uno decide quello che vuole sulla base di principi e interessi privati e nessuno va a vedergli nelle tasche…": con ciò cercando di spiegare a se stesso come mai sono tanti i medici che fanno obiezione di coscienza, che è "una cosa cattolica", ma che fanno anche i non cattolici ... tutti opportunisti o ricattati? Ma il prof. non si sofferma tanto - basta gettare un po' di fango ... - e (memore di regimi diversi?) è disposto a passare anche sopra alla libertà personale "inviolabile" (art. 13 della Cost.) e al diritto di libertà religiosa altrettanto inviolabile (art. 19 della Cost.) in nome della "salute della donna" che l'aborto certamente non aiuta.
Il secondo relatore sarà Maurizio Mori, colui che, nel difendere a spada tratta i due ricercatori che hanno ipotizzato la liceità dell'infanticidio e scandalizzandosi per le reazioni violente, ha negato che "la tesi sia di per sé tanto assurda e balzana da essere scartata a priori solo perché scuote sentimenti profondi o tocca corde molto sensibili", tacendo sul fatto che, oltre a scuotere i sentimenti, l'attuazione della proposta ucciderebbe i bambini.
Già, i bambini uccisi: il manifesto della campagna della Consulta di Bioetica non ne parla, non ne accenna nemmeno (guai!). Ma siccome non si tratta di uccidere bambini, ma di praticare l'interruzione volontaria di gravidanza, non è difficile scrivere: "il fatto di difendere il valore dell’autonomia e della libertà personale non comporta necessariamente l’accettazione del diritto all’obiezione di coscienza. Non c’è contraddizione del resto nell’affermare che l’autonomia e l’integrità rappresentano valori irrinunciabili e sostenere che per promuovere il benessere generale e la tutela dei diritti fondamentali dei singoli cittadini (ad es. alla salute) è giusto che lo stato limiti gli spazi di scelta dei singoli all’interno delle professioni" Vedete? L'IVG "tutela la salute", chi si rifiuta fa una scelta morale, il suo diritto può essere tranquillamente limitato.
La cancellazione della realtà dell'aborto travolge i fondamenti delle società democratiche.
Abbiamo permesso (molti di noi hanno voltato la faccia dal'altra parte) che si uccidessero tanti bambini innocenti: iniziamo a scoprire come la legalizzazione dell'aborto volontario mette in pericolo anche i nostri diritti e le nostre libertà.
Giacomo Rocchi
Le affermazioni del prof. Flamigni e di Mori sono insostenibili e innaccettabili anche solo dal punto di vista medico-scientifico.Oggi l'enorme progresso della medicina ha pressochè eliminato il vero aborto terapeutico cioè la tragica necessità di curare la medre per mezzo della interruzione di gravidanza con conseguente morte del feto.Perciò la legge 194/78 non è mai stata richiesta dai medici perché non ce n'era alcuna necessità e la sua applicazione non ha prodotto alcuna apprezzabile modificazione della mortalità femminile in età feconda. Questa legge invece è stata tenacemente voluta solo dai politici, non per promuovere la salute delle donne, ma solo per ragioni ideologiche, cioè per acconsentire alle richieste del femminismo radicale che reclamava l'insindacabile diritto di scelta (choice)della donna a proseguire o interrompere la gravidanza, e per uniformarsi alle pressioni delle potentissime lobby antinataliste neomalthusiane, in primis la International Planned Parenthood Federation che dal 1969 promuovono leggi permissive in materia di aborto allo scopo di abbattre anche in questo modo la crescita della popolaziomne mondiale.In Italia la legge 194 ha ucciso più di cinque milioni di esseri umani innocenti senza causare alcun significativo miglioramento della salute delle donne. Questo il prof. Flamigni lo sa benissimo ma non lo dice.
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