lunedì 27 giugno 2011

Le teorie aberranti del sig. Singer


Per quale motivo la vita nascente o fragile è oggetto di attacchi feroci da parte di adulti che prima di avere in mano il destino del mondo sono stati embrioni, feti, neonati.
Si resta basiti nell'apprendere che l' Unicef, con il patrocinio di Unindustria (l'unione degli industriali del Lazio), il 20 giugno scorso ha sponsorizzato, presso l'università LUISS di Roma, un convegno ove il relatore è un soggetto che da anni va affermando che: “ i feti, i bambini appena nati, sono non persone, meno coscienti e razionali di certi animali non umani. E' legittimo ucciderli”.
Sempre lo stesso soggetto, nei suoi saggi di “bioetica” ha scritto: “E' un diritto ragionevole lasciar morire i malati neurovegetativi perché essi sono simili agli infanti disabili, non sono esseri coscienti, razionali, autonomi, la loro vita non ha valore intrinseco, il loro viaggio è arrivato alla fine.”
Certe affermazioni paiono riemerge da un passato che si credeva sepolto sotto i cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale, pare sentir risuonare il vento sinistro dell'eugenetica di megeliana memoria.
E' evidente che il passato non ha insegnato nulla all'uomo moderno, a contrario le idee veicolate dal “bioeticista” Peter Singer sono sponsorizzate da un organismo che dovrebbe difendere i bambini, con il contributo degli industriali laziali.
Perché capita ciò, nell'indifferenza dei più ? Semplicemente perché la vita umana non è più ritenuta valore intangibile e sacro di cui l'uomo non può mai disporre ( non lo era per il nazionalsocialismo, per il comunismo e pare non lo sia per il consumismo moderno), ma, come dice il Singer: “il fatto che un essere sia un essere umano non è rilevante all'immoralità di ucciderlo; sono piuttosto caratteristiche quali la razionalità e l'autocoscienza che fanno la differenza. Neonati con malformazioni mancano di tali caratteristiche. Pertanto ucciderli non può essere messo sullo stesso piano dell'uccidere esseri umani normali, o qualsiasi essere autocosciente.”
Queste affermazioni, a ben guardare, combaciano con l'incedere di parole d'ordine quali: “ qualità della vita”, “vita degna di essere vissuta”, “rifiuto della sofferenza”. Ma v'è da chiedersi quale sia la differenza tra uccidere per selezionare una razza, creare l'uomo nuovo o costruire una società di soli soggetti autocoscienti titolari di vite degne e qualitativamente apprezzabili.
La differenza non esiste se la vita è un valore sempre!! Purtroppo, la nostra ricca e opulenta società ha rinunciato a difendere la vita nel momento in cui ha aperto le porte alla legalizzazione dell'aborto. Promuovere la soppressione di un essere umano, anche se nel primo stadio della sua vita, costituisce legittimazione ontologica di tutto ciò che sta avvenendo e sorregge razionalmente le abominevoli teorie del Singer.
Se posso legalmente uccidere il bimbo sano o malformato quando è in utero (la legge italiana permette la soppressione del bimbo disabile sino al sesto mese di gestazione), perché non lo posso fare tre mesi dopo quando è appena nato o quando quel bimbo divenuto uomo perderà la coscienza di sé . Quale la differenza ?
Abbiamo ceduto sin troppo alla logica dell'utilitarismo, abbiamo rinunciato troppo facilmente a proclamare e difendere i valori fondamentali di una società umana, per una maldestra ricerca di unità e così operatori di morte tornano a propagandare teorie aberranti.

Pietro Brovarone

Nessun commento:

Posta un commento