Testamento biologico e DAT fra cura ed abbandono - Ravenna, 20 maggio
L'Unione Giuristi Cattolici Italiani - Sezione di Ravenna, con il patrocinio del Comune di Ravenna e con il contributo della Banca di Credito Cooperativo vi invita al convegno dal titolo:
Testamento biologico e DAT fra cura ed abbandono.
Le implicazioni della legge Calabrò attualmente in discussione in Parlamento.
presso Cinema Corso, via Roma 51 - ore 16.00
Interventi:
Saluto del Presidente UGCI di Ravenna Dott. Francesco Mario Agnoli
Saluto dell'Arcivescovo della diocesi di Ravenna- Cervia S. E. Mons. Giuseppe Verucchi
On. Carlo Casini, Parlamentare europeo (già magistrato)
Dott. Giacomo Rocchi, Magistrato presso il Tribunale di Firenze
Questo strumento nasce per evidenziare iniziative, idee, provocazioni, approfondimenti, a difesa della vita, dal concepimento naturale alla morte naturale.
mercoledì 18 maggio 2011
martedì 3 maggio 2011
Ancora sul realismo di Delle Foglie/Nuove cause Englaro nel futuro?
Nell'ormai noto articolo apparso su "Avvenire" del 21/4/2011, Domenico Delle Foglie, invocando la necessità di "fare i conti con il dato di realtà", rimproverava, tra gli altri, "chi si lascia guidare dal dubbio che una legge possa aprire spiragli ad un nuovo infinito contenzioso giudiziario".
Le questioni in realtà sono due:
- come si fa a sostenere l'urgenza di approvare una legge sulle DAT se, dopo il caso Englaro, nessuna causa analoga a quella di Beppino Englaro è stata promossa?
- una nuova legge farà sorgere un nuovo contenzioso per ottenere sentenze pro-eutanasia sulla base di norme della legge variamente interpretate? In questo post affrontiamo la prima questione.
L'urgenza di legiferare. La necessità di approvare la legge in fretta è stata continuamente ribadita. Anche recentemente il Presidente del Movimento per la Vita dichiarava di "rammaricarsi per l’ulteriore rinvio del voto sui singoli articoli. L’urgente approvazione finale è resa indispensabile dall’incertezza della sorte dei tanti che si trovano in condizioni simili a quelle di Eluana Englaro e che, come lei, sono esposte ad un ordinamento giuridico che è stato modificato dall’interpretazione giurisprudenziale, la quale in definitiva costituisce il diritto positivo concretamente vigente".
Ma, di fatto, nessun nuovo Beppino Englaro è comparso sulla scena giudiziaria a chiedere di essere autorizzato a lasciar morire l'interdetto di cui è tutore. Perché?
Assuntina Morresi, in più occasioni, ha espresso una convinzione: "casi analoghi non sono sorti finora perché in questi due anni la legge in discussione in Parlamento ha funzionato da deterrente".
La tesi è curiosa: a parte che gli anni trascorsi dalla sentenza della Cassazione sono ormai quattro (la sentenza è del 2007), non si comprende perché una discussione parlamentare (che, come è noto, non produce nessun effetto giuridico fino a quando la legge viene promulgata dal Presidente della Repubblica) dovrebbe dissuadere qualcuno dal promuovere una causa. Anzi: se vi fosse la previsione che la futura legge impedirà di ottenere per via giudiziaria una decisione analoga a quella emessa nei confronti di Eluana Englaro, assisteremmo ad una corsa alle cause: "cerchiamo di ottenere il provvedimento richiesto prima che la legge venga approvata!"
Ma questa corsa non c'è stata.
In realtà la mancata promozione di altre cause analoghe si può spiegare in altri modi: istintivamente propenderei per ritenere che, di padri/tutori decisi a provocare la morte della figlia interdetta ce ne sono pochi ...
Si può anche ritenere che, in realtà, la sentenza della Cassazione sul Caso Englaro sia rimasta isolata e, quindi, non vi sia nessuna certezza di ottenere una pronuncia analoga: l'ordinamento giuridico, cioè, non è affatto modificato, ma ha soltanto registrato una pronuncia abnorme.
Ma una spiegazione ancora più convincente è che si attenda l'approvazione della legge per verificare in che modo ottenere lo stesso risultato senza promuovere nessuna causa ... ad esempio facendo leva sul potere del tutore di rifiutare ogni terapia, anche salvavita, per l'interdetto.
Insomma: l'assenza di altre cause analoghe al caso Englaro costituisce una difficoltà per chi invoca ogni giorno l'urgenza di approvare una legge.
E, infatti, l'argomentazione sembra mutata. Le cause in preparazione non sarebbero più come quelle promosse da Beppino Englaro: sarebbero piuttosto, quelle legate ai poteri degli amministratori di sostegno e quelle che farebbero leva sui registri dei testamenti biologici istituiti illegittimamente presso molti Comuni.
Sarà anche vero: ciò confermerebbe, appunto, che la sentenza Englaro è isolata e non viene ritenuta una strada ancora percorribile.
Mi chiedo, però:
a) se temiamo i decreti dei Giudici tutelari che autorizzano gli amministratori di sostegno a rifiutare ogni trattamento sanitario per i loro assistiti, come mai nel progetto di legge si prevede esplicitamente proprio questo? Ancora una volta, forse qualcuno sta semplicemente aspettando l'approvazione della legge che permetterà il medesimo risultato eutanasico senza nemmeno ricorrere al Giudice tutelare ...
b) visto che i registri dei testamenti biologici presso i Comuni sono ormai approvati da tempo, come mai nessuno promuove una causa-pilota? Forse perché, una volta approvata la legge, essi cadranno in disuso essendo entrata in vigore una normativa che permette ciò che essi contemplano?
Se, quindi, questa urgenza di legiferare - e tanto meno in legiferare in questo modo - non si ravvisa affatto, davvero Delle Foglie ha ragione quando critica chi teme che la nuova legge possa moltiplicare le cause?
Lo vedremo nel prossimo post
Giacomo Rocchi
Le questioni in realtà sono due:
- come si fa a sostenere l'urgenza di approvare una legge sulle DAT se, dopo il caso Englaro, nessuna causa analoga a quella di Beppino Englaro è stata promossa?
- una nuova legge farà sorgere un nuovo contenzioso per ottenere sentenze pro-eutanasia sulla base di norme della legge variamente interpretate? In questo post affrontiamo la prima questione.
L'urgenza di legiferare. La necessità di approvare la legge in fretta è stata continuamente ribadita. Anche recentemente il Presidente del Movimento per la Vita dichiarava di "rammaricarsi per l’ulteriore rinvio del voto sui singoli articoli. L’urgente approvazione finale è resa indispensabile dall’incertezza della sorte dei tanti che si trovano in condizioni simili a quelle di Eluana Englaro e che, come lei, sono esposte ad un ordinamento giuridico che è stato modificato dall’interpretazione giurisprudenziale, la quale in definitiva costituisce il diritto positivo concretamente vigente".
Ma, di fatto, nessun nuovo Beppino Englaro è comparso sulla scena giudiziaria a chiedere di essere autorizzato a lasciar morire l'interdetto di cui è tutore. Perché?
Assuntina Morresi, in più occasioni, ha espresso una convinzione: "casi analoghi non sono sorti finora perché in questi due anni la legge in discussione in Parlamento ha funzionato da deterrente".
La tesi è curiosa: a parte che gli anni trascorsi dalla sentenza della Cassazione sono ormai quattro (la sentenza è del 2007), non si comprende perché una discussione parlamentare (che, come è noto, non produce nessun effetto giuridico fino a quando la legge viene promulgata dal Presidente della Repubblica) dovrebbe dissuadere qualcuno dal promuovere una causa. Anzi: se vi fosse la previsione che la futura legge impedirà di ottenere per via giudiziaria una decisione analoga a quella emessa nei confronti di Eluana Englaro, assisteremmo ad una corsa alle cause: "cerchiamo di ottenere il provvedimento richiesto prima che la legge venga approvata!"
Ma questa corsa non c'è stata.
In realtà la mancata promozione di altre cause analoghe si può spiegare in altri modi: istintivamente propenderei per ritenere che, di padri/tutori decisi a provocare la morte della figlia interdetta ce ne sono pochi ...
Si può anche ritenere che, in realtà, la sentenza della Cassazione sul Caso Englaro sia rimasta isolata e, quindi, non vi sia nessuna certezza di ottenere una pronuncia analoga: l'ordinamento giuridico, cioè, non è affatto modificato, ma ha soltanto registrato una pronuncia abnorme.
Ma una spiegazione ancora più convincente è che si attenda l'approvazione della legge per verificare in che modo ottenere lo stesso risultato senza promuovere nessuna causa ... ad esempio facendo leva sul potere del tutore di rifiutare ogni terapia, anche salvavita, per l'interdetto.
Insomma: l'assenza di altre cause analoghe al caso Englaro costituisce una difficoltà per chi invoca ogni giorno l'urgenza di approvare una legge.
E, infatti, l'argomentazione sembra mutata. Le cause in preparazione non sarebbero più come quelle promosse da Beppino Englaro: sarebbero piuttosto, quelle legate ai poteri degli amministratori di sostegno e quelle che farebbero leva sui registri dei testamenti biologici istituiti illegittimamente presso molti Comuni.
Sarà anche vero: ciò confermerebbe, appunto, che la sentenza Englaro è isolata e non viene ritenuta una strada ancora percorribile.
Mi chiedo, però:
a) se temiamo i decreti dei Giudici tutelari che autorizzano gli amministratori di sostegno a rifiutare ogni trattamento sanitario per i loro assistiti, come mai nel progetto di legge si prevede esplicitamente proprio questo? Ancora una volta, forse qualcuno sta semplicemente aspettando l'approvazione della legge che permetterà il medesimo risultato eutanasico senza nemmeno ricorrere al Giudice tutelare ...
b) visto che i registri dei testamenti biologici presso i Comuni sono ormai approvati da tempo, come mai nessuno promuove una causa-pilota? Forse perché, una volta approvata la legge, essi cadranno in disuso essendo entrata in vigore una normativa che permette ciò che essi contemplano?
Se, quindi, questa urgenza di legiferare - e tanto meno in legiferare in questo modo - non si ravvisa affatto, davvero Delle Foglie ha ragione quando critica chi teme che la nuova legge possa moltiplicare le cause?
Lo vedremo nel prossimo post
Giacomo Rocchi
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