giovedì 2 dicembre 2010

Suicidio atto ingiusto

E’ di questi giorni la notizia del suicidio, all’età di 95 anni, di un noto regista.
Il risalto dato dai media all’atto anticonservativo (salto dal quinto piano dell’ospedale), conclusosi con la morte del regista è stato particolarmente rilevante, tanto che il Capo dello Stato ha chiesto di “rispettare il suo ultimo scatto di volontà”.
La domanda che sorge spontanea, alla luce delle dichiarazioni del Capo dello Stato, è se sia eticamente corretto rispettare un atto suicidario, ovvero, a contrario si debba rispetto e pietà alla persona che lo compie.
Ad avviso di chi scrive non si può e neppure si deve rispetto verso un’azione, da chiunque compiuta, intrinsecamente malvagia quale è quella che conduce alla morte. Così come nessuno oserebbe rispettare l’atto con cui il ladro sottrae un bene altrui, o il violento lede la salute dell’innocente.
La Vita è un valore assoluto e indisponibile in quanto ci è stata donata e non ci appartiene dal momento che nessuno vive solo per se stesso, ma ha dei doveri civili, famigliari e morali che lo legano alla collettività.
L’atto suicidario è, quindi, gravemente ingiusto poiché atto di egoismo e chiusura verso se stessi e verso il prossimo. Atto lesivo di quei doveri inderogabili di solidarietà riconosciuti solennemente anche dalla nostra Carta Costituzionale, oltre che da principi morali e di diritto naturale.
Questo dovrebbe essere il messaggio lanciato con chiarezza dalla pubblica autorità, pena la legittimazione anche indiretta di condotte in contrasto con il bene Vita.
Ciò di cui, invece, si deve avere rispetto e pietà è dell’uomo fragile e provato dal dolore che si determina a compiere un atto senza possibilità di appello.
L’uomo merita compassione, rispetto e misericordia in quanto nulla sappiamo delle determinazioni ultime di Mario Monicelli nei secondi che sono intercorsi tra il salto nel vuoto e lo schianto a terra.
Per dirla con le parole del santo Curato d’Ars, rivolte ad una madre disperata per il suicidio del figlio, tra il quinto piano dell’ospedale e il selciato sottostante vi è tutto il tempo per la misericordia di Dio.

Pietro Brovarone

1 commento:

  1. Giustissimo!
    Una cosa è il rispetto e la pietà verso la persona, un'altra è il giudizio sul gesto. Hai colto una differenza forse fondamentale nel dibattito sull'eutanasia, dove i favorevoli fanno leva sulle vicende pietose per nascondere la portata dell'atto che chiedono di rendere lecito: ma, poi, le leggi che fanno approvare hanno l'effetto di rendere lecito l'atto!
    E, in effetti, a ben pensare è avvenuto così per l'aborto: parlando delle donne in grave difficoltà per una gravidanza hanno convinto il popolo italiano a dare il via libera all'uccisione dei bambini; ma dopo 30 anni, è rimasta solo l'uccisione dei bambini, mentre l'aiuto alle donne in difficoltà lo danno soltanto coloro che difendono la vita.
    Se posso aggiungere una nota polemica: il presidente Napolitano, nella vicenda Englaro, ha già dimostrato di non voler agire per il rispetto della vita umana ...
    Giacomo Rocchi

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