E’ di questi giorni la notizia che in Belgio un minore - non se ne conosce né il nome né il sesso – è stato ucciso con eutanasia, ai sensi della legge vigente in quel Paese dal 2014. Una notizia che suscita orrore e raccapriccio: lo scempio del diritto e della pietas per un figlio che è stato consegnato al gelo dell’iniezione letale da genitori che non hanno saputo o voluto accompagnarlo all’ultimo giorno, privandolo di quanto più umano possa rendere sopportabile il dolore e l’avvicinarsi della fine, il senso appunto di quel soffrire e la speranza che la vita continui altrove.
La notizia viaggia sul web, dove un delirante sondaggio M5s sta tentando di accreditare l’opinione di una larga maggioranza favorevole a tale pratica, e sui giornali. Si leggono indignazione e sconcerto da parte di alcuni, ma, tutto sommato, sembrano prevalere, oltre alle dichiarazioni e ai commenti che esprimono aperta soddisfazione - come quelli dell’ associazione radicale Coscioni, sempre pronta a gettarsi sul caso disperato per farne una bandiera – le opinioni di quanti, anche solo in filigrana, fatto salvo il lacrimoso pietismo per il presente caso, finiscono con il considerare la pratica eutanasica una scelta di civiltà che esalta l’autodeterminazione dell’individuo e che è lecito poter compiere in determinate situazioni sotto l’ombrello di una legge che ne normi le procedure.
Nel nostro Paese la corsa all’eutanasia è per il momento ferma: le cinque proposte di legge presentate da parlamentari M5s, Pd e Sel e la legge di iniziativa popolare sottoscritta dalle firme raccolte dall’associazione Coscioni, sono quiescenti nelle Commissioni Giustizia e Affari sociali alla Camera.
Ma anche se per ora non se ne parla, e l’eutanasia sembra lontana, il pericolo è vicino, tanto più grande perché mascherato e perciò più insidioso, in quanto meno percepibile.
Infatti in Commissione Affari sociali alla Camera è in discussione proprio in questi giorni il testo unificato dal titolo Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento DAT.
Il Testamento biologico si ripresenta così, dopo che tre anni fa, quasi in dirittura di arrivo, la fine della legislatura l’aveva fatto decadere stornando in tal modo tutti i concreti approdi verso l’eutanasia che conteneva e che il Comitato Verità e Vita aveva puntualmente evidenziato.
Oggi il rischio non è minore. Che tra i firmatari dei progetti che hanno portato alla stesura del testo unificato e di quanti partecipano alle discussioni in Commissione siano annoverati nomi come quelli di Binetti, Buttiglione, Di Virgilio, Roccella, contribuisce senz’altro a creare tranquillità e fiducia che la legge verrà contenuta in limiti accettabili e che saranno indubbiamente posti paletti adeguati perché non si scivoli verso derive eutanasiche.
Ma sappiamo bene per esperienza quanto facilmente cadano i paletti sotto i colpi di magistrati creativi e di sentenze della corte d’Europa.
La legge del piano inclinato è ineluttabile
Belgio e Olanda docent.
MARISA ORECCHIA