Nel quadro del dibattito politico sulla legge d’aborto 194, appare talvolta la tesi secondo la quale essa non riconosce il diritto di aborto.
Una firma femminile regolarmente presente anche nella stampa cattolica, presumibilmente associata a una qualche corrente clerico-moderata, è pienamente convinta di questa tesi, sostenuta, a suo dire, da “tutti i giuristi, a cominciare da quelli cattolici.”
Liberissima – ovviamente – di sostenere questa tesi. Ma guai a chi sostiene il contrario e – ohibò! – documenta che, quantomeno, ci sono giuristi che la pensano diversamente.
Chi fa così – come ha contestato ad un mio amico pro-life – ce l’ ha con lei, vuole danneggiarla, è scorretto, non ci si può discutere, che la smetta………
Francamente! Al di fuori di qualunque intenzione autoreferenziale, devo dire che, poiché per motivi puramente anagrafici e senza alcun merito, faccio parte della stagione dei fondatori, io c’ero, e conosco quelle battaglie e quei giudizi.
“(……….) Perciò i difensori della legge 194 commettono una grave scorrettezza quando scrivono che la legge ‘ammette l’aborto soltanto in casi particolari’. La verità, infatti, è che nei primi novanta giorni di gestazione l’aborto è completamente libero e ha come unica giustificazione la richiesta della madre. Nella legge non vi è alcuna casistica limitatrice. (…….).Ma vi è di più: le circostanze dell’art.4, già estese fino a comprendere ogni ipotesi, non debbono essere provate, ma soltanto ‘accusate’ dalla madre.Chi difende la legge dice qualche volta che l’aborto non è un diritto civile. Di fatto, però, la normativa vigente lo riconosce come un diritto civile altamente protetto, come un vero e proprio diritto di libertà garantito dalla gratuità e dall’obbligo dello Stato (cioè di tutti noi) di dargli soddisfazione. Dunque la legge ha introdotto il diritto di aborto che prima non esisteva.(…………).”
Questa citazione fa parte di un articolo che, come scrive l’autore, era stato “espressamente chiesto” dal Corriere della Sera, con l’accordo di pubblicarlo durante la campagna referendaria del 1981; ma non fu pubblicato “perché successivamente – come mi [all’autore] fu detto – la linea era cambiata.”
La probabilmente più giovane firma sarebbe interessata a conoscere l’autore? O no?
L’autore, entrato in magistratura nel 1961, è l’attuale parlamentare europeo Carlo Casini.
Fra le molte possibili, mi limito a una citazione.
Mario Paolo Rocchi
Socio fondatore del primo CAV d’Italia e del MpVI