lunedì 23 marzo 2009

7 settimane per Obama

16 marzo 2009
Durante le prime 7 settimane della presidenza di Obama, egli è stato all'altezza del suo titolo di "Presidente dell'aborto". Ecco ciò che ha fatto per promuovere l'industria dell'aborto e/o il suo assalto alla vita umana innocente:

1 Con ordine esecutivo, il Presidente Obama ha fatto marcia indietro rispetto alla Mexico City Policy [politica di Città del Messico]. Quando era in vigore, essa proibiva che i soldi delle tasse finanziassero organizzazioni internazionali che promuvono l'aborto od eseguono aborti.

La International Planned Parenthood Federation [Federazione Internazionale di Planned Parenthood, che è la maggiore "azienda di aborti" negli USA] ci ha messo poco tempo per impiegare questo denaro per promuovere il proprio programma abortifero in Polonia sostenendo per la Festa della Donna una serie di marce che hanno fatto diverse richieste, tra cui l'aborto su richiesta senza restrizioni. Inoltre, l'IPPF si sta opponendo ad una legge polacca che è in corso di formulazione da parte di un comitato di bioetica in Polonia tesa a proteggere gli embrioni umani dall'essere uccisi dalle procedure di fecondazione in vitro.

2 Le nomine del Presidente sono state universalmente pro-aborto, incluse le scelte critiche che potrebbero avere un effetto drammatico sui nascituri. Queste includono il Segretario alla Salute ed ai Servizi Umani. La sua scelta è il Governatore del Kansas Kathleen Sebelius che ha posizioni estremistiche pro-aborto. Potete leggere un resoconto dettagliato dell'attività del Governatore Sebelius sull'aborto redatto da Kansas for Life all'indirizzo: http://www.kfl.org/read.asp?docid=1033

3 Un'altra scelta chiave è Margaret Hamburg come Direttrice della Food and Drug Administration [ente governativo che si occupa della regolamentazione dei farmaci e dei generi alimentari]. Non solo è fortemente pro-aborto, si è opposta all'educazione all'astinenza.

4 Con ordine esecutivo, il Presidente Obama ha tolto le restrizioni sull'uso dei soldi delle nostre tasse per finanziare la ricerca sulle cellule staminali embrionali che uccide embrioni umani. Permette anche all'industria biotech di creare embrioni umani per il solo scopo di ucciderli in nome della ricerca. Inoltre, il suo ordine esecutivo fornisce la piattaforma necessaria per effettuare la clonazione, che non può essere fatta senza cellule staminali embrionali.

5 Un secondo impatto, meno conosciuto, di questo ordine esecutivo ha abrogato la direttiva del Presidente Bush di finanziare forme alternative di ricerca e trattamento che non implicano l'uccisione di di embrioni umani. Così non solo Obama ha aperto le cateratte per i soldi che pagate con le tasse per effettuare la ricerca sulle cellule staminali embrionali, sta impedendo per il futuro la ricerca sulle cellule staminali adulte che si è già dimostrata essere enormemente efficace nel curare i pazienti.

6 Il Presidente Obama ha creato il nuovo Ufficio Internazionale sulle Questioni Femminili. Le persone familiari con gli aggressivi programmi pro-aborto dei gruppi internazionali di donne sanno che questa non può essere una buona notizia. Sarà guidato da Melanne Verveer, capo dello staff della ex first lady Hillary Clinton. In breve, questo ente verrà usato per intimidire, fare pressioni o forzare altri paesi a legalizzare l'aborto senza restrizioni. Maggiori dettagli a questo link: http://www.lifeissues.org/breakingnews/2009/Ambassador_for_women.htm

7 Visto che il numero di abortisti diminuisce, l'industria dell'aborto sta cercando di aumentare l'accesso all'aborto. Medici, infermieri, farmacisti ed altri professionisti della salute e gli ospedali sono sempre più preoccupati di potere essere costretti a contribuire all'esecuzione degli aborti. Prima di lasciare l'incarico, il Presidente Bush ha disposto regole di coscienza per proteggere questi professionisti e queste aziende nel campo della salute se dovessero scegliere di non contribuire all'uccisione di bambini non nati.

Il presidente Obama ha già messo in moto degli sforzi per abrogare queste regole e fare ancora in modo che coloro che sono addestrati a proteggere e a curare siano soggetti all'essere costretti ad uccidere la vita umana innocente.

Dopo avere letto tutto questo è difficile credere che Obama sia in carica solo da 7 settimane. Non oso pensare che cosa sia capace di compiere in 4 anni. Vi prego di condividere queste informazioni con gli altri.

Cordialmente,
Bradley Mattes Signature
Bradley Mattes
Direttore Esecutivo
Life Issues Institute
www.lifeissues.org

domenica 22 marzo 2009

Accanimento terapeutico o accanimento sui malati?

Il progetto di legge Calabrò “garantisce” (attenzione al verbo!) che, “in caso di pazienti in stato di fine vita o in condizione di morte prevista come imminente, il medico debba astenersi da trattamenti sanitari straordinari, rispetto alle condizioni cliniche del paziente od agli obiettivi di cura e da trattamenti configurati come accanimento terapeutico”.

Il divieto è assoluto: infatti (articolo 3 comma 5) in caso di paziente che non ha espresso volontà anticipate, non sono garantite cure “configurate come accanimento terapeutico”; d’altro canto nelle dichiarazioni anticipate di trattamento si fa cenno alla possibilità per il paziente di accettare solo trattamenti sanitari che abbiano solo “potenziale, ma non evidente carattere di accanimento terapeutico”, nel senso che la richiesta di cure ritenute accanimento è inefficace.

Più in generale una richiesta di un paziente cosciente di essere sottoposto a terapie che vengono ritenute accanimento terapeutico non verrà accolta dai medici curanti.

Il verbo “garantire” e la natura oggettiva del divieto – non dipendente né dalle convinzioni del medico curante, né dalla volontà del paziente – comporta la possibilità di controllo giudiziale sulle terapie erogate al paziente: il paziente (così come fece Welby) potrà agire, in ragione del suo diritto a non essere sottoposto ad accanimento terapeutico, chiedendo che le stesse cessino; e (soprattutto) analoga azione potrà essere promossa dai tutori degli interdetti, dai genitori dei minori, dagli amministratori di sostegno, dai fiduciari di coloro che hanno sottoscritto dichiarazioni anticipate di trattamento (articolo 5 comma 4).
I medici, quindi, saranno sotto controllo e a rischio di azione giudiziale (e di responsabilità disciplinare nel caso, ad esempio, abbiano posto in essere terapie nell’ambito di un ospedale).

Questo sistema avrebbe senso se il concetto di accanimento terapeutico fosse agganciato alla fase terminale di una malattia: ad esempio se si accettasse la nozione data dal Consiglio Superiore di Sanità (parere 20/12/2006) che, negando che la respirazione artificiale erogata a Welby fosse accanimento terapeutico, definì tale pratica “la somministrazione ostinata di trattamenti sanitari in eccesso rispetto ai risultati ottenibili e non in grado, comunque, di assicurare al paziente una più elevata qualità della vita residua, in situazioni in cui la morte di presenta imminente e inevitabile”.
Quindi una definizione oggettiva (sia pure affidata alla valutazione tecnica del medico).

Ben diversa è la nozione contenuta nella proposta di legge: si vuole estendere il concetto (e quindi il controllo giudiziale sull’operato del medico anche: a) alla condizione di morte non prevista come imminente; b) alla condizione di morte non prevista come inevitabile.
In sostanza il concetto di “fine vita” è il grimaldello per estendere enormemente l’ambito della previsione: tutti siamo in fine vita se non ci curiamo o non ci nutriamo!

E' una regolamentazione diretta ad intimidire i medici e a obbligarli a non spingersi troppo oltre nelle cure, così da estendere il controllo su di loro ed ottenere la riduzione – obbligatoria! – delle terapie rispetto ai pazienti scomodi: anziani ricoverati nelle case di cura, malati mentali, soggetti in stato vegetativo ecc.

Giacomo Rocchi

lunedì 16 marzo 2009

Quella che doveva difendere Eluana ...

Avvocato Alessio, il 18 marzo il disegno di legge sul testamento biologico approderà alle Camere. In quel testo cosa è rimasto della libertà all'autodeterminazione del paziente?"
Purtroppo niente. Con le ultime modifiche si sta per dare vita ad un mostro giuridico che ignora totalmente l'individuo. La figura del fiduciario che dovrebbe rappresentare la volontà del paziente incapace di intendere è svuotata di qualsiasi significato. L'ultima parola è del medico, a sua volta ingabbiato da una legge talmente costrittiva da apparire come un autentico abuso contro i cosiddetti Dat, le dichiarazioni di volontà messe per iscritto preventivamente dalla persona in cura. Addio consenso informato, addio libertà di chiedere la cessazione di terapie che prolungano una condizione medica disperata e priva di prospettive di miglioramento, come era il caso di Eluana".

Nel libro le decisioni prese da Beppino Englaro vengono descritte come "il più grande atto d'amore di un padre verso la figlia". In molti inorridirebbero nel leggere una frase del genere. Lei invece è d'accordo?"
Non ho dubbi, Beppino Englaro è una persona sensibile e coraggiosa, di grandissima levatura morale. Ho vissuto al suo fianco il dolore per la perdita di una figlia a cui si aggiungeva quello per le menzogne che gli venivano vomitate addosso, soprattutto da ambienti ecclesiastici capaci di influenzare le decisioni politiche e mediche. (...)
Per contro attorno a Beppino Englaro si è creato un team umano e giuridico improntato alla massima solidarietà. Sono orgogliosa di farne parte. Lui stesso ha definito le circostanze che ci hanno portato a collaborare come qualcosa di predestinato".



Intendete dare battaglia anche sull'applicazione della legge sul testamento biologico?"
Certamente, non potrebbe essere altrimenti. Solleveremo tutte le eccezioni di costituzionalità che quel testo contiene. Non sono poche. Cito tra tutti l'articolo 32 della legge fondamentale dello Stato italiano, che dà la possibilità al paziente, in determinate condizioni, di rifiutare trattamenti terapeutici secondo la propria coscienza. Lo Stato è laico, basta applicare la Costuzione":



E' anche lei, come Beppino Englaro, fra i 14 indagati con l'accusa di omicidio volontario di Eluana?"
No, e trovo quel capo d'accusa ridicolo, dato che Englaro non ha fatto altro che attuare un regolare decreto della Corte costituzionale italiana. (...)

La Cassazione, con l'ordinanza del 3/3/2005, rilevato che l'accoglimento della domanda di Beppino Englaro avrebbe portato a morte la figlia, richiamava la necessità della nomina di un curatore speciale sussistendo un conflitto di interessi tra tutore e interdetta. Vi era quindi bisogno di "altro soggetto quale necessario contraddittore nel giudizio" nei confronti del tutore.

Un necessario contraddittore può far parte del team umano e giuridico che sta accanto al tutore?


Giacomo Rocchi

domenica 15 marzo 2009

Ecco l'eutanasia per legge

Dal disegno di legge Calabrò modificato in Commissione e in discussione all'Assemblea del Senato dal 18 marzo:

"Salvo i casi previsti dalla legge, ogni trattamento sanitario è attivato previo consenso esplicito ed attuale del paziente ... il consenso al trattamento sanitario può essere revocato, anche parzialmente ... In caso di interdizione ai sensi dell'art. 414 del codice civile, il consenso è prestato dal tutore che appone la firma in calce al documento ... il consenso al trattamento medico del minore è accordato o rifiutato dagli esercenti la potestà genitoriale o la tutela ... La decisione di tali soggetti riguarda quanto consentito dall'art. 3 ed è adottata avendo come scopo esclusivo la salvaguardia della salute psicofisica dell'incapace o del minore".

La discussione sul testamento biologico è stata aperta dalla vicenda dell'uccisione di Eluana Englaro - disabile priva di coscienza e che mai aveva chiesto di essere uccisa - ad opera del padre/tutore: a lui è stato riconosciuto il potere di decidere al posto dell'interdetta e di decidere anche nel senso della morte della stessa.
E' stata eutanasia: lo abbiamo detto e dimostrato; l'uccisione di un disabile motivato dal suo stato di disabilità.

Davvero una legge avrebbe fatto sì che un "caso Englaro" non si sarebbe mai ripetuto?
La risposta sta in queste norme: al tutore e al genitore viene attribuita la rappresentanza dell'interdetto e del minore anche in relazione alle terapie mediche: proprio il principio introdotto dalla Cassazione sul Caso Englaro nel 2007. Il consenso o il rifiuto riguardano tutti i trattamenti sanitari, anche quelli che il medico ritiene possano essere di giovamento al paziente (art. 3 comma 3); il tutore o il genitore potrà rifiutare trattamenti sanitari che ritenga "di carattere sproporzionato, futili, sperimentali, altamente invasivi o altamente invalidanti" (art. 3 comma 4).

Quali criteri dovrà seguire il tutore o il genitore? "La salvaguardia della salute psicofisica dell'incapace". Abbiamo capito bene: non la "difesa della vita" dell'interdetto, ma una "salvaguardia" (concetto già non del tutto preciso) della "salute psicofisica": e con questo termine - lo sappiamo bene, conoscendone la portata rispetto alla legge sull'aborto - il criterio diventa assolutamente vago e assolutamente soggettivo.

Ecco, quindi, il genitore di un neonato prematuro a rischio di disabilità che potrà rifiutare il proseguire delle terapie intensive, ritenendo che il figlio non sarebbe adeguatamente "salvaguardato nella sua salute psicofisica" da una vita con disabilità ... ecco il tutore di un soggetto in stato vegetativo che potrà rifiutare terapie (anche se non chiedere l'interruzione della nutrizione artificiale: ma probabilmente potrà rifiutare l'inserimento del sondino nasogastrico o della PEG).

Quali rimedi a rifiuti ingiustificati? Il medico coscienzioso che vorrà salvare la vita del neonato o del disabile potrà agire ugualmente?
Art. 7 comma 2: "L'autorizzazione giudiziaria è necessaria anche in caso di inadempimento o inerzia da parte di soggetti legittimati ad esprimere il consenso al trattamento sanitario".

No, si dovrà ricorrere al Giudice civile ... occorrono davvero altre parole?
Giacomo Rocchi

mercoledì 11 marzo 2009

Un secondo passo nella giusta direzione?

A cosa serve la proposta di legge in discussione al Senato sulle dichiarazioni anticipate di trattamento e che ruolo aveva l'uccisione di Eluana Englaro?

Da un appello pubblica su L'Unità dell'11/3:
"... noi sottoscritti salutiamo con favore la conclusione di una vicenda che ci ha sempre visti a fianco dei genitori di Eluana ed esprimiamo profonda amarezza per la volgarità e la crudeltà dei toni di chi si è opposto a questa conclusione.

Mentre auspichiamo che la legge sul testamento biologico non tradisca lo spirito originario di questo strumento che è teso ad ampliare l’autodeterminazione insita nel consenso informato, non esitiamo a rivendicare la moralità e la desiderabilità dell’eutanasia (attiva volontaria) e del suicidio assistito, così come essi sono stati accolti nell’ordinamento giuridico prima olandese, poi belga.

Riteniamo altresì che l’approvazione di una buona legge sul testamento biologico e lo sviluppo delle cure palliative esteso a tutto il territorio nazionale siano passaggi essenziali per raggiungere l’obiettivo della buona morte, ma al tempo stesso che essi siano condizioni certamente necessarie, ma non sufficienti, per raggiungere questo obiettivo. Sappiamo bene che l’eutanasia volontaria e il suicidio assistito oggi sono vietate dalla legge italiana e che parte del movimento per le cure palliative è fortemente avverso ad esse e non accetta l’idea che si possano offrire ai pazienti queste possibilità nel contesto delle cure palliative. (...)

(...) noi sottoscritti riteniamo che anche nel nostro paese sia giunto il tempo di cominciare a discutere le modalità di una modifica del codice penale, e in particolare degli articoli riguardanti l'omicidio del consenziente e l'aiuto al suicidio, al fine di permettere, in condizioni rigorosamente definite e con tutte le opportune garanzie per tutti, l'assistenza medica al suicidio e l'eutanasia attiva volontaria – abbandonando questioni prive di senso e superate come quelle circa la natura della nutrizione artificiale e altre simili".

Primi firmatari: Maurizio Mori, Mario Riccio ed altri

Terapia - non terapia? Questioni superate: parliamo piuttosto di diritto al suicidio e - soprattutto -del diritto ad uccidere i disabili, i malati gravi, coloro che soffrono ... ovviamente "in condizioni rigorosamente definite" (e che diamine! che i timbri previsti ci siano tutti ...)

Del resto Beppino Englaro non l'ha già fatto per primo? E ancora prima Mario Riccio non aveva fatto morire Piergiorgio Welby?

Un dubbio: coloro che, al Senato, stanno affannosamente cercando di trovare un accordo su un testo condiviso, si sono resi conto di essere - quanto meno - degli utili idioti?

Giacomo Rocchi

lunedì 9 marzo 2009

STORIA DI ANDREA (Alessia e Claudio)

Una testimonianza dal sito "La Quercia Millenaria":

"Proprio 2 anni fa, il 12 dicembre, è nato Andrea. Io e Claudio siamo sposati da 3 anni e mezzo, il Signore fin dall’inizio ha avuto in mente per noi un grande progetto: ci ha portati per mano alle nozze, ha costruito giorno per giorno il nostro matrimonio attraverso molte difficoltà; noi non ci siamo mai sentiti soli, sapevamo che Lui guidava i nostri passi da sempre.Quando sono rimasta incinta, circa un anno dopo, la nostra gioia era immensa, era tutto perfetto: matrimonio, lavoro, ora un figlio…La gravidanza procedeva tranquillamente, io avevo 24 anni, mi sentivo la donna più forte del mondo.

A Settembre (a circa 4 mesi e mezzo) uno strano episodio ci fece correre subito in ospedale: fui svegliata nel cuore della notte (come già spesso accadeva) dall’urgenza di urinare e persi anche un po’ di sangue, così per non lasciare niente al caso ci recammo al pronto soccorso dove, dopo un’ecografia, fummo rassicurati e rimandati a casa. Da quel giorno niente di insolito, continuai la mia vita divisa fra il lavoro, le faccende domestiche e i miei sogni e progetti sul nostro bambino.A fine Ottobre era fissata l’ecografia morfologica. Andammo all’appuntamento entrambi con una personale strana sensazione… quando la dottoressa cominciò con l’ecografia capimmo subito dalla sua espressione che c’era qualcosa che non andava bene, ma mai avremmo immaginato quello che stava per dirci: “Non c’è traccia di liquido amniotico, la situazione è molto grave ed io non posso valutare in questo stato le condizioni del feto”. Come una doccia fredda queste parole piombarono su di noi. Ci salutò e ci consigliò subito un ricovero in una struttura di III livello. Io e Claudio eravamo nel pallone, in un attimo la nostra giornata era cambiata, la nostra normalità sconvolta e non capivamo neanche a fondo cosa stesse realmente succedendo.La sera stessa mi ricoverai in un ospedale di Roma.

Rimasi lì per una settimana nella più completa disperazione: a parte un primo sommario controllo non feci mai analisi specifiche, né eventuali ecografie per cercare di valutare la situazione.. ero completamente abbandonata a me stessa nell’attesa che qualcosa avvenisse… ma mio figlio era forte e stava lottando insieme a me con tutte le sue forze per rimanere in vita, il suo battito era sempre regolare e cominciavo ad avvertire i suoi primi movimenti. Nel frattempo ci fu spiegata la situazione: avevo rotto il sacco amniotico per non so quale motivo, quindi il nostro bimbo non era più immerso nel liquido della pancia; la situazione era molto grave, i medici ci consigliavano una sola via per ovviare a questo “inconveniente” che io e Claudio non prendemmo neanche in considerazione: nostro figlio era vivo, stava lottando, non sapevamo neanche se avesse qualche altro tipo di problema, ma avremmo accompagnato questa creatura fino a quando lui avrebbe resistito. I medici mi guardavano come se fossi una pazza, che forse voleva mettersi in mostra per qualcosa e che stava perdendo tempo inutilmente perché, come disse un dottore un giorno “in nessun sacro testo della medicina c’è scritto che un bimbo in queste condizioni possa nascere”. Più che il dolore in cui eravamo piombati di colpo, quello che mi faceva più soffrire era l’arroganza e la mancanza di rispetto di questi medici nei confronti di una vita umana, seppur piccolissima. Nel corso di quella settimana fui invitata più volte anche con enfasi ad abortire, alla fine, visti i nostri rifiuti, fui dimessa ed invitata a tornare a casa ad aspettare.

Invece andammo subito al Policlinico Gemelli dove avevamo saputo lavorasse il prof. Noia, con la speranza che potesse tenderci una mano. Quando il professore mi visitò ci disse subito che la situazione era in effetti molto grave, ma che avremmo fatto il possibile per aiutare questa piccola vita. Cominciarono così una serie di analisi, controlli, ecografie e amnioinfusioni per cercare di mettere un po’ di liquido nella pancia. Non nego che i due mesi di permanenza in ospedale siano stati difficili, solitari; alcuni giorni sembrava che andasse un po’ meglio, altri la situazione peggiorava di colpo, ma in tutto quel tempo non mi sono mai sentita sola: c’era mio figlio che scalciava, che aveva il singhiozzo, che viveva dentro di me e questo mi dava la forza di affrontare con lui tutto quello che sarebbe accaduto.

Il 12 dicembre di due anni fa si liberò una culla nel reparto di terapia intensiva neonatale, così i medici decisero per un taglio cesareo: Andrea è nato alla 29a settimana, con un peso di 920 gr e con una grave insufficienza polmonare, ma quando ho sentito il suo debole pianto, quando l’ho visto in quella piccola culla mi sono sentita la mamma più felice del mondo. Andrea mi guardava con i suoi occhi neri e grandi, siamo rimasti a guardarci fissi negli occhi per pochi istanti che mi sembrarono un’eternità; in quello sguardo c’era tutto il nostro amore, in quello sguardo così intimo e indescrivibile ci siamo detti tutto quello che avevamo nel cuore. Mio figlio era nato a dispetto di coloro che non credono nella potenza della vita e quel suo debole pianto era in realtà un grido di vittoria.

Ovviamente la sua situazione era molto grave e due giorni dopo si aggravò ulteriormente. Claudio cercava di stare con lui il più possibile e anche io ebbi la possibilità di andare da lui: venne a chiamarmi Claudio la mattina presto perché Andrea ci stava aspettando. Lo tenemmo in braccio, lo cullammo, spaventati all’idea di potergli fare male talmente sembrava piccolo e fragile, ma lo accompagnammo con tutto il nostro amore in questo breve passaggio sulla terra. Davvero quelli furono dei momenti dolorosi, ma avevamo la certezza di aver fatto tutto il possibile per nostro figlio, di avergli dato un nome e una dignità di bambino, di averlo amato fino alla fine ed oltre. Il suo sguardo, i suoi occhi mi accompagneranno per sempre, sarà sempre presente nella nostra casa.

In questo cammino noi non ci siamo sentiti mai soli, il Signore è stato presente sempre, è Lui che ci ha dato la forza e il sostegno per lottare, è Lui che ci ha aperto strade impensabili... non sappiamo cosa ha avuto e ha in mente per noi, ma sappiamo che ha riversato su noi grazie su grazie, che il nostro matrimonio è più vivo che mai, che ci ha liberati dalla perfezione del mondo, che ci ha donato un altro figlio che a Febbraio verrà alla luce; magari attraverso noi e la vita di Andrea altre coppie in difficoltà ed altri bambini sono potuti nascere. Ogni giorno ringraziamo Dio di averci dato la possibilità di conoscere Andrea e mai abbiamo rimpianto di non aver dato retta a chi, per “tutelare la salute della donna”, ci consigliava di abortire, perché non avremmo mai avuto la grande gioia di stringere fra le nostre braccia questa piccola vita, di amarlo, ma probabilmente ci staremo ancora chiedendo come sarebbe andata se…."

domenica 8 marzo 2009

Un ministro straordinario.

Qualche giorno fa il Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi si era fatto notare per un aspro giudizio sulla denuncia penale presentata contro Beppino Englaro: egli dichiarava di voler vivere in un Paese senza più guerre fra Guelfi e Ghibellini sul valore della vita; dichiarava "poco civile e per niente cristiano" il fatto che la Procura di Udine fosse costretta ad aprire un'inchiesta che coinvolge il padre di Eluana.

Solidarietà per un padre che aveva sofferto prima di dar corso all'autorizzazione che i Giudici gli avevano concesso?
C'è qualcosa di più: lo dimostra l'editoriale apparso su "Il Tempo":

"per venire al dibattito parlamentare sul disegno di legge italiano, io penso che in via di principio idratazione e alimentazione debbano essere sempre salvaguardate, salvo però nei casi in cui c'è il rischio che pur non essendo un trattamento terapeutico, la stessa idratazione e alimentazione finiscano per coincidere con una forma di accanimento terapeutico, perché intraprese nell'irragionevole ostinazione di mantenere artificialmente in vita un malato che altrimenti sarebbe destinato a morire."

Ecco la proposta: una regola e un'eccezione: l'eccezione sarebbe costituita dai casi in cui in mancanza di alimentazione artificiale il malato sarebbe destinato a morire.
Abbiamo capito bene? Ci sono dei malati che, se togli loro nutrizione e idratazione non muoiono? Veramente anche i sani, senza mangiare o bere, muoiono ...
Forse il Ministro si è spiegato male: a quali casi intende riferirsi?
Lo dimostra un altro passaggio:

"piuttosto che continuare a fare del caso Englaro il cardine o il paradigma di una nuova normativa che per forza di cosa finirebbe per rivelarsi inapplicabile, credo sarebbe molto più auspicabile cercare di raggiungere insieme un punto di equilibrio che mantenga extra legem vicende rare e straordinarie come quella di Eluana."

Il caso di Eluana Englaro sarebbe "raro e straordinario"? Ma non si era parlato di 5.000 persone in stato vegetativo persistente? Il Ministro propone di autorizzare per essi l'interruzione dell'alimentazione e idratazione artificiale!
E chi decide in questi casi? Si dirà: ovviamente il soggetto che ha lasciato dichiarazioni anticipate di volontà ...
Il Ministro ha un'altra idea:

"In tal caso, a decidere se sospendere il protocollo di idratazione e alimentazione dovrà essere non l'astratto comma della legge, bensì il consulto tra i familiari del malato e i medici curanti, e una loro decisione comune presa al di fuori del clamore pubblico".

Voilà! Come il finale di uno spettacolo di un prestigiatore, la volontà del paziente (il famoso art. 32 della Costituzione ...) scompare!
Decidano i medici e i familiari: siano loro a dire se il paziente deve morire o no.
E, mi raccomando: acqua in bocca, nessun "clamore pubblico" ...

Signori e signore: ecco a voi l'eutanasia dei disabili!

Il Ministro Bondi - probabilmente non essendo troppo informato stando dietro ai monumenti storici e ai quadri - si è aggiornato trovandosi un consigliere:

"ho parlato ieri a lungo con il signor Englaro per ascoltare le sue ragioni e per comprendere il suo cammino di sofferenza, uno sforzo che è proprio di qualsiasi cristiano".

Ecco: il quadro è un po' più chiaro ...

Giacomo Rocchi



venerdì 6 marzo 2009

Un figlio, un dono.

La lettera di David Cameron per ringraziare per le condoglianze per la morte del figlio disabile(dal Corriere della Sera del 25/2/2009):

"Sam e io siamo stati sommersi da tutte le lettere, i biglietti, le e-mail e i fiori che abbiamo ricevuto per Ivan. Inviare una e-mail questa settimana ci offre l'opportunità di dire un grande «grazie». Significa molto sapere che altri pensano a noi e a lui. Abbiamo sempre saputo che Ivan non sarebbe vissuto per sempre, ma non ci aspettavamo di perderlo così giovane e così all'improvviso. Lascia un vuoto nella nostra vita così grande che le parole non riescono a descriverlo. L'ora di andare a letto, l'ora di fare il bagno, l'ora di mangiare — niente sarà più uguale a prima.

Ci consoliamo sapendo che non soffrirà più, che la sua fine è stata veloce, e che è in un posto migliore. Ma, semplicemente, manca a noi tutti disperatamente. Quando ci fu detto per la prima volta quanto fosse grave la disabilità di Ivan, pensai che avremmo sofferto dovendoci prendere cura di lui ma almeno lui avrebbe tratto beneficio dalle nostre cure. Ora che mi guardo indietro vedo che è stato tutto il contrario. È stato sempre solo lui a soffrire davvero e siamo stati noi — Sam, io, Nancy ed Elwen — a ricevere più di quanto io abbia mai creduto fosse possibile ricevere dall'amore per un ragazzo così meravigliosamente speciale e bellissimo".

David Cameron

Effetto domino


Per far crollare una diga è sufficiente a volte una piccola crepa. Per far cadere l’ultima tessera di un domino basta far cadere la prima. Così sarà per l’eutanasia. E la crepa nel muro del principio dell’indisponibilità della vita umana, la prima tessera che è caduta, ha un nome bene preciso: il caso Englaro. Questo è proprio il titolo di un agile libretto scritto da Giacomo Rocchi e freschissimo di stampa (Il caso Englaro. Le domande che bruciano. ESD, Bologna, 2009), che si legge d’un fiato, quasi fosse un giallo alla Agatha Christie.
L’autore si muove tra le pagine processuali e i fatti accaduti intorno al letto di Eluana come fosse un detective, registrando incongruenze, appuntando contraddizioni e soprattutto ponendo agli indagati decine di domande chiare e scomodissime: Eluana era morta 17 anni fa? E se non lo era: potevamo considerarla malata? Davvero aveva chiesto di essere uccisa? I giudici hanno applicato le leggi oppure si sono inventati delle leggi ad hoc? Siamo di fronte all’uccisione di una disabile voluta dal padre?
Tra le moltissime cose che non quadrano in questa vicenda – una grande truffa ai danni di Eluana e della vita – Rocchi ci spiega che un processo si è trasformato in farsa. Un procedimento che da civile si è mutato in penale dato che decideva di questioni attinenti alla vita di una persona, dove Eluana paradossalmente fungeva da imputato, il padre ora da Pubblico ministero ora da testimone, dove i testi ascoltati non hanno mai riportato una sola frase in cui Eluana esprimeva la propria volontà di morire nel caso in cui fosse rimasta inchiodata in un letto in stato di incoscienza per anni. Un processo in cui è mancato il contraddittorio, dove il difensore di Eluana, il curatore speciale, la pensava allo stesso modo del padre. Un processo che ha stabilito che il tutore possa avere diritto di vita e di morte sull’interdetto. Quest’ultimo aspetto ha del grottesco: paradossalmente se il padre di Eluana ha potuto decidere in merito al diritto alla vita della figlia – diritto personalissimo non trasferibile nella gestione al tutore che ha competenza invece solo in ambito civile – allora poteva decidere per lei, a maggior ragione, anche in merito al suo diritto di coniugio. Se ad Eluana fosse scappato prima dell’incidente che era invaghita di un suo amico, perchè non ricostruire la volontà della donna e quindi mandarla in moglie a quel suo amico?
Come ogni thriller di spessore Rocchi chiude la sua indagine inchiodando i colpevoli – il padre, l’autorità giudiziaria, i medici e il personale infermieristico – dopo aver messo in fila una montagna di indizi. Ma purtroppo qui i colpevoli sono a piede libero e l’autore ci svela i loro piani criminosi per il futuro. Leggiamo infatti cosa dice la Corte di Appello di Milano: “Nulla impedisce di ritenere che il tutore possa adire l’Autorità Giudiziaria quando, pur non essendo in grado di ricostruire il pregresso quadro personologico del rappresentato incapace che si trovi in Stato Vegetativo Permanente, comunque ritenga , e riesca a dimostrare che il (diverso) trattamento medico in concreto erogato sia oggettivamente contrario alla dignità di qualunque uomo”. Ecco cosa provoca aver fatto cadere la prima tessera del domino: l’eutanasia dei disabili, non richiesta esplicitamente da loro quando sono coscienti, non richiesta da loro attraverso testamento biologico, non richiesta da loro attraverso un ricostruzione della loro presunta volontà. No, nulla di tutto questo. Queste tessere sono già tutte cadute. Non è più il malato o il disabile a decidere. Decidono gli altri – il tutore – per lui quando, così dicono i giudici, oggettivamente è evidente che siamo di fronte ad una vita che non è più degna di essere vissuta. Dall’autodeterminazione stiamo gia passando all’eterodeterminazione. L’ultima tessera sta per cadere.

Tommaso Scandroglio

giovedì 5 marzo 2009

Dentro la realtà

Scrivere post in un blog è, senza dubbio, un'esperienza interessante; si "incontrano" persone e idee quanto meno inaspettate, sorprendenti.

L'azione del Comitato Verità e Vita di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica di Udine perché accertasse se nella condotta di coloro che avevano portato a morte Eluana Englaro con l'applicazione del protocollo autorizzato dalla Corte d'Appello di Milano (azione che seguiva ad altre, rimaste per i più sconosciute), era portatrice di una domanda vera e bruciante:

L'uccisione di una disabile in stato di incoscienza per inedia e disidratazione è stata giusta?

La domanda sorge dall'intimo delle nostre coscienze: ed è una domanda che si presenta - proprio perché siamo uomini! - tutte le volte che un uomo viene ucciso: è giusta la morte dei soldati in guerra? è giusta la morte dei civili in guerra? è giusta la pena di morte per criminali efferati? è giusta l'uccisione per legittima difesa del rapinatore da parte del gioielliere? è giusta l'uccisione del bambino nel corpo della madre per risolvere le difficoltà derivanti dalla gravidanza? e così via.

Beh, ci sono persone che scelgono di rispondere a questa domanda con altre domande, del tipo:
"Bene, poniamo il caso (...), si facciano nascere, esseri umani clonati, chimere, ibridi uomo-animale, e che questi individui arrivino allo stadio adulto.Saranno da considerarsi NOSTRI FRATELLI? Che diritti avranno nella comunità umana? Sarà lecito ucciderli? Si dovrà valutare la percentuale di geni umani presenti?"; o ancora:
"Tra gli esclusi, gli emarginati, i rimossi e i soppressi, include anche GLI OMOSESSUALI?";
"Un ibrido uomo-animale (ad esempio uomo-coniglio) è una persona? Un clone è una persona?"
"L'embrione è uno di noi? (Per me lo è solo a partire dai tre mesi circa): prima è un progetto di individuo umano. Uno spermatozoo è uno di noi? (Per me è un preprogramma di un embrione, che dipende da una percentuale aleatoria) Un embrione ibrido uomo-animale è uno di noi? (o bisogna vedere in che percentuali il genoma umano prevale?). "

Altri - o gli stessi - propongono invece in modo esplicito criteri di discriminazione tra gli uomini:
"i sogni REM sono messaggi che il nostro inconscio invia al nostro CONSCIO ... nel cervello umano vi sono zone dedicate alle attività motorie ed emozionali, che abbiamo ereditato dai nostri antenati mammiferi (anche altri animali provano emozioni), e nuove zone specificatamente umane, che si trovano nelle parti più esterne. Come ogni parte di un organismo vivente, se non viene utilizzata per diverso tempo, si atrofizza in modo irreversibile; per cui una cosa sono 20 mesi e un'altra 17 anni. Nel caso di Eluana, la risonanza magnetica aveva stabilito l'inesistenza delle funzioni cerebrali inconsce specificatamente umane, per cui non potevano nemmeno esistere i messaggi (sogni REM) da inviare al CONSCIO"; o ancora:
"Le funzioni motorie, vitali e le emozioni, ad esempio, le condividiamo anche con i molluschi (famosa è la lumaca di mare Aplisya), mentre i sentimenti li condividiamo con alcuni mammiferi più evoluti. Nell'essere umano si sono sviluppate ulteriori funzioni, riguardanti la coscienza estesa e la razionalità, oltre a un inconscio con funzioni superiori, specificatamente umane. In Eluana non era morta l'intera corteccia cervicale, ma solo si era atrofizzata quella parte non usata, che purtroppo era quella che la differenziava dagli altri animali inferiori" e così via.

Colpisce - mi permetto di osservarlo - la volontà di distaccarsi da quell'evento; la cancellazione della lunga vita di Eluana presso le Suore di Lecco, che la curavano e l'accudivano; il non voler parlare di quel suo "rapimento" notturno, dell'improvviso disagio manifestato dalla donna per essersi trovata in un luogo diverso, dal suo spengersi velocemente dopo che cibo e acqua le erano stati tolti (forse aveva percepito che le era stato tolto anche l'amore di chi fino a qualche giorni prima la accudiva?).


Questo non è sentimentalismo: è la realtà che non può essere cancellata, così come Beppino Englaro non poteva cancellare la vita e le parole della figlia prima dell'incidente! Eluana ha continuato a vivere anche dopo l'incidente, fino a quando non è stata fatta morire!

E' giusto?

Non abbiamo certo timore di affrontare questioni filosofiche o scientifiche: ma a coloro che si dilettano a "parlar d'altro", diciamo che non siamo disposti a chiudere gli occhi e a voltarci da un'altra parte.

Giacomo Rocchi

mercoledì 4 marzo 2009

Diritti fondamentali


ARTICOLO 2 DELLA COSTITUZIONE

"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale"


ARTICOLO 21 DELLA COSTITUZIONE

"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure"

martedì 3 marzo 2009

Cattivi maestri/4

Enzo Bianchi sulla Stampa:

"La Chiesa cattolica e tutte le Chiese cristiane sono convinte di dover affermare pubblicamente e soprattutto di testimoniare con il vissuto che la vita non può essere tolta o spenta da nessuno e che, dal concepimento alla morte naturale, essa ha un valore che nessun uomo può contraddire o negare; ma i cristiani in questo impegno non devono mai contraddire quello stile che Gesù ha richiesto ai suoi discepoli: uno stile che pur nella fermezza deve mostrare misericordia e compassione senza mai diventare disprezzo e condanna di chi pensa diversamente".

Periodo molto interessante: da una parte ribadisce il divieto di uccidere, dal concepimento fino alla morte naturale; dall'altra, nella vicenda Englaro, non riesce a vedere che qualcuno ha "tolto" o "spento" quella vita (per usare le sue stesse espressioni): in realtà si è trattato soltanto di "pensarla diversamente". Beppino Englaro si è limitato a pensarla diversamente?
E infatti la severità del monaco si concentra su altri: coloro che mancano dello "stile" cristiano: fermezza sì, disprezzo e condanna no e soprattutto misericordia e compassione.

Ma cosa è successo a Udine? Enzo Bianchi non lo dice (non lo vuole dire?); parla, riferendosi ad Eluana Englaro, di "agonia lunga 17 anni di una donna", e poi, generalizzando, osserva: "la morte non è sempre quella di un uomo o una donna che, sazi di giorni, si spengono quasi naturalmente come candela, circondati dagli affetti più cari. No, a volte è «agonia», lotta dolorosa, perfino abbrutente a causa della sofferenza fisica; oggi è sempre più spesso consegnata alla scienza medica, alla tecnica, alle strutture e ai macchinari... "
Eluana Englaro, quando viveva a Lecco, era in agonia? Soffriva fisicamente? Era ostaggio di "strutture e macchinari"?
Ecco: il gesto di Beppino Englaro è stato un gesto cristiano! "Ma il credente sa che molti cristiani di fronte a quell’incontro finale con Dio hanno deciso di pronunciare un «sì» che comportava la rinuncia ad accanirsi per ritardare il momento di quel faccia a faccia temuto e sperato".
E naturalmente, Paolo VI aveva previsto tutto:
"Il carattere sacro della vita è ciò che impedisce al medico di uccidere e che lo obbliga nello stesso tempo a dedicarsi con tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa tuttavia obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza instancabilmente creatrice. In molti casi non sarebbe forse un’inutile tortura imporre la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso, il dovere del medico è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece di voler prolungare il più a lungo possibile, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo: l’ora ineluttabile e sacra dell’incontro dell’anima con il suo Creatore, attraverso un passaggio doloroso che la rende partecipe della passione di Cristo. Anche in questo il medico deve rispettare la vita".

Enzo Bianchi ci spieghi perché il discorso di Paolo VI aveva a che fare con Eluana Englaro: che non aveva una malattia incurabile, non era nella fase terminale della sua vita, non soffriva! Eluana Englaro veniva semplicemente nutrita ed amorevolmente accudita: la sua era una vita pienamente umana e che non stava affatto andando verso il suo epilogo.

Qualcuno - che, senza dubbio, la pensava diversamente - non si è limitato a pensare.
Caro Bianchi: se vuole fare una predica, non giochi sulle parole e sulle persone!

Giacomo Rocchi

lunedì 2 marzo 2009

Autodeterminazione?

Dal ricorso di Beppino Englaro contro il decreto della Corte d'Appello che respingeva la richiesta di interruzione del sondino nasogastrico:

"I convincimenti di Eluana sarebbero stati chiesti e sarebbero stati oggetto di istruttoria non perché taluno potesse pensare che essi, manifestati in un tempo lontano, quando ancora Eluana era in piena salute, valgano oggi come manifestazione di volontà idonea, equiparabile ad un dissenso in chiave attuale dai trattamenti che ella subisce": lo stesso Beppino Englaro riteneva che la volontà espressa dalla figlia fosse irrilevante!

Dal decreto della Corte d'Appello di Milano del 2006: il contenuto delle testimonianze delle amiche "benché indicativo della personalità di Eluana, caratterizzato da un forte senso di indipendenza, intollerante delle regole e degli schemi, amante della libertà della vita dinamica, molto ferma nelle sue convinzioni, non può essere utilizzato al fine di evincere una volontà sicura della stessa contraria alla prosecuzione delle cure e dei trattamenti che attualmente la tengono in vita" ...

La Cassazione del 2007, secondo la Corte d'Appello di Milano del 2008, "non ha ritenuto che fosse indispensabile la diretta ricostruzione di una sorta di testamento biologico effettuale di Eluana, contenente le sue precise dichiarazioni anticipate di trattamento, sia pure rese in modo non formale; ma che fosse necessario e sufficiente accertare che la richiesta di interruzione del trattamento formulata dal padre in veste di tutore riflettesse gli orientamenti di vita della figlia".

Ma davvero qualcuno continua a credere che Eluana è stata uccisa perché il padre ha ubbidito alla sua richiesta di morire?

Giacomo Rocchi